The Outpost

The Outpost (tratto da una storia vera) parte lentamente, con tutti i luoghi comuni del genere: le continue imprecazioni e scurrilità della truppa, la stupidità degli alti comandi, le assurdità della guerra, la cinepresa costantemente impugnata a mano. Il tempo passa (un po’ lentamente: un quarto d’ora in meno di durata avrebbe giovato), ritmato dall’alternarsi dei comandanti, finché non si arriva alla battaglia. E qui il film finalmente si distende in una rappresentazione realistica ed emozionante del combattimento, con il terrore e l’eroismo fusi assieme, spesso nella stessa persona. Scott Eastwood è efficace nei panni del sergente Clint Romesha, prima un esempio di calma e razionalità, poi motore del disperato contrattacco. Uno dei superstiti della battaglia, Daniel Rodriguez, interpreta se stesso, e due dei suoi commilitoni hanno piccole parti nel film.

Buon film di guerra tratto da una storia vera.
Siamo in Afghanistan nel 2009 in una base militare americana in un posto sperduto circondato dalle montagne e sottoposto a frequenti attacchi dei talebani.
Nella base si succedono vari comandanti fino a un attacco massiccio dei talebani (300 contro 50) finale.
Nella prima parte si narra quasi la routine degli abitanti della base con una serie di morti dei comandanti dell’avanposto; il capitano Keating (Orlando Bloom) in un assurdo incidente con il trasferimento di un camion mentre il successivo in un’imboscata.
Il ritmo è buono fino all’attacco finale che riempie la seconda parte e toglie quasi il fiato; ci si sofferma anche sull’assurdità di un avamposto sistemato in fondo a una valle e quindi attaccabile da più fronti e difficilmente difendibile.
Nel cast spicca Scott Eastwood nei panni del sergente Romesha.