Recensione su The Old Guard

/ 20206.365 voti

Anonimo / 12 Luglio 2020 in The Old Guard

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

The Old Guard è un film originale Netflix tratto dall’omonima trilogia a fumetti di Leandro Fernández e Greg Rucka.
Molto probabilmente, a sua volta, Netflix ha concepito il progetto come un trittico (o, azzardo, come un film + serie tv, vedremo) di cui questo film rappresenta l’incipit e, in quanto tale, per via della sua “forma”, contiene tutti gli elementi utili a conoscere i protagonisti della storia.
In sostanza, nel corso di oltre due ore, il film di Gina Prince-Bythewood (con Rucka co-sceneggiatore) si risolve in una introduzione concentrata sui personaggi principali, sulle dinamiche del gruppo di cui fanno parte, sull’acquisizione di nuovi compagni. C’è un villain, ma è solo funzionale a quanto sopra.

Il gruppo di protagonisti è formato da individui accomunati da una caratteristica particolare: l’immortalità. Per quanto gravi possano essere, le loro ferite guariscono e i loro corpi si rigenerano infinite volte (però, non mi è chiaro se il distacco di una parte del corpo, come un braccio o la testa, come Connor MacLeod, prevedono la ricrescita dell’elemento perduto o meno).
Come accade in altri racconti di genere, da quelli con i vampiri a Highlander, l’immortalità viene concepita da chi la possiede come una maledizione che costringe alla solitudine e alla perdita degli affetti.

In sostanza, The Old Guard è un film d’azione dalle premesse intriganti, ma abbastanza convenzionale nella risoluzione narrativa e nella fattura. La regia è anonima e, nonostante la natura introduttiva del racconto, due ore e passa di montato non sono bastate alla Prince-Bythewood e a Rucka per conferire ai protagonisti un quid in grado di farli assurgere a piccole icone fantasupereroistiche.

Nonostante questo deficit, il punto di forza del film è il cast su cui, chevvelodicoaffare, spicca l’atomica bionda (pardon, qui è mora) Charlize Theron alias Andromaca/Andy di Scythia, che rispolvera un taglio di capelli alla Aeon Flux (casualmente, anche quel personaggio, nelle sue prime apparizioni tv, moriva in ogni episodio, per essere nuovamente vivo in quello successivo).
La Theron è una action woman fatta e finita e le scene di lotta, per quanto poco originali nello sviluppo e nelle tecniche di ripresa e montaggio, sono dominate dalla sua presenza, totemica e malinconica insieme.
Matthias Schoenaerts (Booker), Marwan Kenzari (Joe) e Luca Marinelli (Nicky) sono i suoi sodali. Al gruppo, si aggiunge KiKi Layne (Nile), un immortale fresco di giornata che, alla ricerca di risposte sulla propria natura, aiuta il pubblico a conoscere la storia pregressa dei suoi nuovi compagni.
Nel cast, anche Chiwetel Ejiofor (Copley) e Harry Melling (Merrick).

Gli attori sono bravi a sufficienza per dare interessanti sfumature caratteriali e psicologiche ai loro alter ego, a cui, però, mancano elementi originali, dettagli di colore, in grado di renderli unici e indimenticabili.
Marinelli/Nicky è un esempio calzante: poche battute, ma sfruttate bene, per lasciare intuire che il personaggio è una specie di monaco guerriero che uccide per aiutare i più deboli (da dove arrivi la sua katana, però, non si sa).
Il fatto è che le interpretazioni sono lasciate alla fantasia dello spettatore, senza elementi “epici” che conferiscano più appeal pop e spessore ai personaggi.
Vedremo che succederà. Il cliffhanger finale lascia aperti diversi scenari narrativi (non avendo letto i fumetti originari, non so se e quanto la trama del film abbia seguito la traccia offerta dai comics).

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