Recensione su Monuments Men

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MONUMENTS MEN, UN PLOTONE DI STAR / 19 Febbraio 2014 in Monuments Men

Le aspettative erano molto alte, il tema trattato appassionante e la domanda che veniva posta niente affatto scontata: la vita di un uomo vale più di un’opera d’arte?

E’ questo ciò a cui cerca di rispondere “Monuments Men”, film basato sul romanzo “The Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves, and the Greatest Treasure Hunt in History” di Robert M. Edsel. Il regista, George Clooney, è riuscito a radunare per l’occasione un cast di primo livello che comprende, oltre a lui stesso, Matt Damon, Cate Blanchett, Bill Murray, Jean Dujardin e John Goodman. Presentato ufficialmente in Italia con una divertentissima intervista tripla e a interpreti unificati a “Che tempo che fa”, il film ha suscitato fin da subito la mia curiosità.

Un piccolo gruppo di critici d’arte, direttori di musei ed esperti vari viene convocato dall’ufficiale dell’esercito americano George Stout (G. Clooney) e arruolato durante la Seconda Guerra Mondiale con lo scopo di intercettare le opere che i nazisti stavano trafugando per tutta l’Europa e metterle in salvo; lo scopo era restituirle alle loro sedi originali. L’intento di Hitler era infatti quello di costruire un enorme museo in suo nome una volta terminata la guerra; quello però che preoccupava di più gli appassionati di arte di tutto il mondo era l’Ordine Nerone, con il quale il Führer aveva ordinato, qualora la guerra fosse andata perduta o lui ucciso, di distruggere tutte le opere raccolte. La velocità di azione è quindi essenziale per i Monuments Men, che dovranno vedersela anche con i russi. Questi ultimi sono infatti a caccia delle opere d’arte rubate dai nazisti ma con l’intenzione assai meno nobile di portarle in patria come risarcimento dei venti milioni di caduti. La missione si rivela subito ben più ardua di quanto ci si aspettasse; il gruppo dovrà infatti patire, come ogni altro soldato, le sofferenze della guerra, le privazioni e la morte.

Basato su una storia vera e su persone realmente esistite, il film rimane a metà strada tra i generi. La drammaticità del tema è infatti alleggerita da momenti più divertenti. Ecco giustificata la presenza di attori come il francese premio Oscar Jean Dujardin e Bill Murray (che a me farebbe ridere anche se rimanesse fermo e muto per tutto il film). Mentre George Clooney è un protagonista privo di spessore che spesso rimane in secondo piano, tra le note positive del film vi è l’incontro tra Matt Damon, uno dei Monuments Men, e Cate Blanchett, che interpreta una celebre storica dell’arte, la francese Rose Valland. Inizialmente diffidente, quest’ultima grazie alle sue conoscenze si rivelerà decisiva per la missione, rivelandosi anche il personaggio più affascinante dell’intera vicenda. Il risultato finale tuttavia non convince, vi è l’impressione che tutto venga trattato in modo troppo sbrigativo e superficiale; eccessiva è la retorica, manca la profondità per trattare un tema così importante e soprattutto non viene data una risposta alla domanda iniziale. Carino ma non un capolavoro, poteva essere fatto sicuramente di più.

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