Recensione su The Master

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5 Aprile 2013

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

C’è quello dei Phoenix che non è River che si masturba sul ciglio del mare. Ché sono un fottuto nostalgico di Stand by me. Comunque. Freddie torna dalla guerra, un po’ tipo Carlo Martello, anzi, per niente come Carlo Martello, torna e tanto bene non sta. Si scoperebbe qualsiasi cosa, come faceva con le forme di donne disegnate sulle sabbie del Pacifico, e sbevazza ancora di più. Non ha qualità, questo Freddie, se non di sapersi alienare gli altri, e di preparare un beverone superalcolico che gli permette di avvelenarsi e farsi amici e nemici. Nel suo sfuggire a disavventure da vagabondo, incontra Filippo S. Hoffman, nel ruolo di una specie di fondatore di setta con un rivoluzionario metodo di introspezione psicologica e blabla. Proprio setta, con adepti idolatranti e famiglie al seguito. Freddie finisce sotto la sua protezione, e si accoda, e difende il capo quando qualcuno lo deride, e fa a botte, e il loro rapporto sarà strettissimo e durerà anni. Il ruolo di persona stupida e dai comportamenti irrazionali, non ne fa una giusta, questo spetta al Phoenix. Filippo invece ha il ruolone di superprofeta di una lieta nuovanovella, e tiene il suo pubblico in un pugno tranne poi trovarsi spesso tanto solo quanto il suo stupido amico. Che non capisce, ma anche a capire si è soli lo stesso. Infatti sarà Freddie, e non il Master, a uscire dal film con un miglioramento alla mano, a superare i nodi del passato e a optare per un futuro. Mentre a esser Master si va avanti, per inerzia e per l’approvazione degli altri, ma al nocciolo non ci arrivi. Almeno, questo non ci arriva.
Detto così non si capisce forse :/ mi è piaciuto assai più il personaggio di Filippo che quello di non-River. Perché uno stupido non fa primavera.

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