Recensione su L'uomo che venne dalla Terra

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23 Dicembre 2014

E se supponessimo che un uomo dal Paleolitico Superiore fosse sopravvissuto fino ai giorni nostri?

L’uomo che venne dalla Terra (The Man from Earth) è un film fantascientifico a basso, bassissimo costo, diretto da Richard Schenkman e interpretato da David Lee Smith. Il concepimento del film fu travagliato: la sceneggiatura venne curata da Jerome Bixby nei primi anni sessanta, l’autore, celebre per aver scritto alcuni episodi di Star Trek e per un racconto che servì per gli sviluppi di un episodio de “Twilight Zone”, la terminò nel ’98 e la stessa venne portata sullo schermo negli anni 2000. Qualche giorno fa postai il film completo, spero lo abbiate visto, in caso contrario lo riposto alla fine della recensione. L’intera azione della pellicola si svolge in un salone e pochissime sono le scene girate in esterno. In questa stanza illuminata da una fioca luce e da un camino acceso, i protagonisti dell’opera, un gruppo di professori, si trovano a discutere con un collega misterioso prima della sua precipitosa fuga in un’altra città. Il gruppo è venuto a dire addio al collega John Oldman, il quale inspiegabilmente vuole andarsene dal liceo in cui lavora. Tra i colleghi docenti accademici spiccano menti brillanti, abbiamo Harry, il biologo, Edith, la studiosa di scritture cristiane, Dan, un antropologo, e Sandy, una dottoressa innamorata di John. Entrando a casa del nostro i colleghi scorgono un dipinto sconosciuto di Van Gogh, un utensile di periodo incerto ed una serie di piccoli oggetti che li insospettiscono. Da notare poi, come Oldman ( old-man=uomo vecchio) non sia invecchiato o cambiato neanche un pochino da quando si è trasferito nel liceo dove lavora.. ehm, lavorava. Gli amici di John continuano a far pressione affinché lui riveli loro le ragioni della sua partenza, finché John fa la domanda che cito in apertura: “E se supponessimo che un uomo dal Paleolitico Superiore fosse sopravvissuto fino ai giorni nostri?”. Inizialmente credono che John stia lavorando ad un libro di fantascienza e stanno al gioco. In seguito, ci terrei a precisare che siamo ai primi minuti di film, Oldman si rivela agli ospiti per quello che realmente è: un uomo di Cro-Magnon dall’età di 14 000 anni, effettivamente il film è sintetizzabile in queste tre righe ma così facendo farei passare l’opera per una cazz**e pazzesca.

L’uomo che venne dalla Terra è molto, molto di più: affidandosi esclusivamente alla conversazione per lo svolgimento della trama, senza effetti speciali, azione o musica elaborata, lo spettatore si trova catapultato in un dramma fantascientifico, all’interno di una spirale di emozioni che lo terrà attaccato allo schermo del pc. In un susseguirsi di battute all’interno di una discussione che tocca i temi più vari, dalla geografia alla storia passando per l’etica e la critica alle varie interpretazioni fatte dall’uomo della religione, il pubblico all’esterno del film e i professori all’interno dell’opera parteciperanno ad una disamina destabilizzante che li metterà a dura, durissima prova. Non aspettatevi spade laser, navicelle spaziali, alieni, predatori o quant’altro. L’intero film non è altro che un dibattito intellettuale tra l’uomo di Cro-Magnon e i suoi amici insegnanti, alla sua festa d’addio, ma nella trattazione dei temi accennati i toni si fanno sempre più pesanti si arriva alle mani, si litiga ed in più occasioni si rischia la morte. John Oldman è una benedizione o una maledizione di Dio, è la prova vivente che il mondo celi ancora qualcosa di inspiegabile, è un freak, un mistero vivente che svela la fallacità di gran parte delle credenze dell’uomo e, di conseguenza, l’uomo comune risponde dandogli del pazzo. Obiettivamente prendere parte ad una conversazione in cui un uomo si spaccia per Sumero, poi babilonese sotto Hammurabi, discepolo di Buddha ed infine marinaio capeggiato da Cristoforo Colombo potrebbe darci il diritto di accusare lo stesso di essere un mitomane eppure le argomentazioni di John risultano sempre valide ed il fatto che in 10 anni non sia minimamente invecchiato va a favore della tesi del nostro. Il suo comportamento viene giudicato infantile, fra l’irritazione e la non sopportazione del racconto una delle ascoltatrici scoppia a piangere, gli animi nella casa si agitano e i colleghi iniziano a pensare che l’amico si faccia di droghe pesanti. La storia turba, i personaggi si animano, e lo spettatore si agita ancor di più durante la “confessione” della infondatezza del racconto di Oldman (confessione avvenuta sotto minaccia di esser rinchiuso in un ospedale psichiatrico). All’interno della sala si preferisce far finta di non sentire, di non capire perché in fondo è meglio continuare a credere in quello che si è sempre creduto piuttosto di cominciare da zero. Il film però non finisce qui, cresce verso un climax inatteso e sconvolgente. Un duro colpo di scena travolge lo spettatore ed il finale risulta agrodolce, un happy ending solo a metà.

https://www.youtube.com/watch?v=B2AFSyfvMZk

Non c’è trucco, non c’è inganno siore e siori, per un solo nichelino entrate a vedere l’uomo che venne dalla Terra.

DonMax

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