Sono l’unica a vederci dell’egoismo? / 4 Aprile 2013 in The Maker
Non vorrei essere fraintesa, mi è piaciuto, mi ha toccata, ma non mi ha lasciato quell’impronta dentro che desideravo.
Forse potrei addirittura non aver capito la storia…
Un essere che ha un certo tempo a disposizione prima di sparire per sempre, e per questo motivo decidere di vivere, anche se sa bene che durerà ben poco, un’emozione tanto forte come l’affetto, l’amicizia, l’amore, creandone un altro a ‘sua immagine e somiglianza’.
La felicità durerà poco, ma potrà ‘morire’ senza rimorsi, avendo vissuto l’esperienza che desiderava ma… l’altro essere creato?
E’ pur vero che all’inizio il ‘secondo’ essere ha provato gli stessi sentimenti, ma dovrà osservare quella clessidra sapendo che ogni chicco caduto è un secondo in meno di vita, e a meno che non decida di creare un altro essere come lui, non potrà fare nient’altro ma (l’ennesimo ma)… se lo facesse, condannerebbe un altro essere alla sua stessa fine, innescando un ciclo senza fine.

Anch’io l’ho inteso così e vi ho ravvisato una (forse, banale) metafora della vita: elementarizzata, anche la nostra esistenza si risolve più o meno così. Chi non procrea (non solo a livello biologico), non lascia segno.
Ribatto in modo davvero banale: spesso chi procrea non lascia ugualmente segno, proprio perché fa quello che si ritiene di regola o di norma.
In questo caso il gesto della creazione non è certo consueto, è un qualcosa di studiato, vero, ma avrebbe lasciato più il segno un biglietto, inanimato, che un essere “vivente”… diventando però un altro cortometraggio 🙂