Film non necessario / 21 Dicembre 2023 in La sirenetta
Per il remake con attori in carne e ossa (e un sacco di computer graphic) di La Sirenetta, mi sono ritrovata involontariamente a fare le stesse considerazioni che mi ero posta guardando la nuova versione di Il re leone.
Il film in questione è una copia nonsense del lungometraggio di animazione del 1989 (con tutti i problemi del caso, in primis lo straniamento degli attori alle prese con un green screen onnipresente e la presenza degli animali parlanti: se fosse per me, affibbierei multe miliardarie a chi propone gli animali parlanti e variamente antropomorfizzati nei film in live action).
La definisco una copia senza senso perché il film niente aggiunge e niente toglie al film di Clements e Musker (e che Ariel non abbia i capelli rossi e la pelle bianca non cambia assolutamente nulla, l’aspetto della sirenetta non è motivo di discussione, per me).
Davvero: a cosa serve un prodotto cinematografico del genere? Per via della sua complessità realizzativa, può avere un certo valore tecnico, ma, secondo me, non ha valore artistico.
Ricordo che, un tempo, la scelta dei doppiatori italiani dei film Disney era una cosa seria, molto ponderata, che, anche quando coinvolgeva doppiatori “inaspettati” (vedi, Enrico Papi, Giancarlo Magalli o Piero Chiambretti), stupiva per la qualità della resa finale.
Da qualche anno a questa parte, il casting delle voci “ospiti” mi lascia molto perplessa.
Si intuisce che Mahmood (che, nella vita, fa tutt’altro) si è impegnato, nel doppiare il granchio Sebastian, ma -accidenti- è inascoltabile. Da un certo momento in poi (anche per apprezzare le doti canore degli attori, forse l’unica cosa interessante del prodotto), ho preferito guardare il film (su Disney+) in lingua originale.