Recensione su La luce sugli oceani

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Un buon prodotto di genere / 6 Marzo 2017 in La luce sugli oceani

Il reduce di guerra Tom Sherbourne (Michael Fassbender) è ingaggiato per sua volontà in un mestiere complesso: vivere in un’isolotto deserto a guardia di un faro. La solitudine che comporta tale lavoro sarebbe per i più devastante, ma non per Tom, in cerca di tregua dagli orrori della guerra che lo ha reso insensibile alle passioni della vita. Appena prima di partire però incontra Isabel (Alicia Vikander) che smuoverà qualcosa in lui. La rincontrerà dopo tre mesi, e riceverà da lei la prima proposta di matrimonio, tra il serio e il faceto. I due di sposeranno di lì a breve, così da poter convivere nella piccola dimora accanto al faro solitario. Il sogno nel cassetto è una prole abbondante, ma dopo un primo ed un secondo aborto spontaneo, dal mare giunge un pianto di neonato, benedizione e maledizione al tempo stesso.
L’ultimo di Derek Cianfrance è un dramma degli anni venti tratto dal bestseller di M. L. Stedman, suo primo romanzo. Della durata di 132 minuti ha il sapore di certi film in costume tratti dalla letteratura classica alla “Cime tempestose”, tentando di conservare un certo realismo dei sentimenti di stampo contemporaneo. In questo il film è sicuramente aiutato da un grande cast (Fassebender, Vikander, Weisz), motore a trazione di un dramma denso, pesante, che affida alle interpretazioni degli attori buona parte della sua riuscita. È una scommessa vinta, almeno su questo fronte, perché il lavoro sul protagonista è meticoloso (con un Fassbender che lavora per sottrazione, donando pieno spessore ad un personaggio segnato dal dolore ma colmo d’amore) così come per la co-protagonista (Alicia Vikander riesce a farci vivere il suo dolore con estremo realismo, e donarci un personaggio ambiguo, spesso incastrato nella sua ossessione, pienamente soddisfatta dall’evoluzione di trama).
D’altra parte però è un film che sa di già visto, stantio soprattutto nella prima metà, anche se con il grosso pregio di avere un ritmo in costante ascesa smorzato solo in un finale flash-forward che pare frettoloso nell’impostazione e prolisso nel contenuto. Una sbavatura su un prodotto che era riuscito a creare forti sbalzi emotivi apprezzabili, e che sembra perdersi in una morale di cui non si sentiva il bisogno. Rimane però una buona pellicola di genere.

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