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Tu chiamami Peter

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26 Gennaio 2012 in Tu chiamami Peter

Grande attore ma un uomo pessimo. Eterno bambino distrugge e rovina ogni rapporto sociale e sentimentale.
Ma sul set è imbattibile e unico.
Il film è ben girato e anche giustamente fastidioso come il protagonista deve esserlo.
Si può vedere.

5 Gennaio 2012 in Tu chiamami Peter

Ho sempre avuto l’impressione che a Peter Sellers mancasse qualche venerdì e, se questo film è davvero aderente alla realtà, tale impressione ha ricevuto inopinabili conferme.

Questa pellicola di Hopkins non mi è dispiaciuta, ma non mi ha comunque soddisfatta completamente: in particolare, ho trovato la prima parte del racconto sfilacciata ed episodica (ma comprendo che i biopic siano sempre abbastanza complicati da gestire in termini narrativi).
La seconda metà abbondante del film mi è piaciuta di più: lo straniamento di Sellers sembra, paradossalmente, più comprensibile (per quanto simili problemi possano essere comprensibili) e lo spettatore può “apprezzare” meglio la sua disfasia caratteriale.
Curioso, ma per i miei gusti troppo didascalico, il fatto che alcuni personaggi-chiave del racconto, prima di uscire di scena, vengano impersonati da Rush-Sellers: all’inizio, è un bel gioco (si riallaccia anche all’incapacità di Sellers di costruirsi una propria personalità fuori dal set), ma ripetuto, dopo un po’, è diventato troppo prevedibile e quasi superfluo.
Il parallelismo con Oltre il giardino impreziosice il finale.

Ottima prova di Geoffrey Rush: in alcuni fotogrammi, nei campi lunghi, per qualche istante, somiglia davvero molto a Sellers, di cui ha colto molto bene la fisicità.
Tucci nei panni di Kubrick e Lithgow in quelli di Edwards hanno svolto il compitino assegnato loro, la Theron è una bellezza quasi di passaggio (dieci, quindici battute, se va bene), sempre fragile ma intensa Emily Watson.

Colonna sonora ricca , con doppietta di Tom Jones e una bella chiusura coi Kinks.
Doppiaggio italiano da dimenticare! Stavolta, Pino Insegno (Rush) ci sta come i cavoli a merenda. E taccio della doppiatrice (?) di colei che interpreta Sophia Loren.

Nota: mi sono domandata come mai nel film non sia presente neppure un accenno (ma potrei sbagliarmi) a Hollywood Party.

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24 Agosto 2011 in Tu chiamami Peter

L’ironicamente drammatica vita di un attore vittima dei suoi personaggi. Ciò che Stephen Hopkins (“Spiriti nelle tenebre”) porta sullo schermo è la personalità sfaccettata di un attore che ha progressivamente eliminato se stesso per creare di volta in volta i personaggi che l’hanno reso famoso. Un contenitore ricco, variopinto, multiforme, un comico dall’animo distrutto, un eterno bambino, crudele e infantile, insicuro e fragile. Anche mammone, dato che la madre, una donna forte ed autoritaria l’ha sempre trattato come un ragazzino, anche a 40 anni.
Un padre detestabile e un marito infedele.
Ne viene fuori un uomo di merda, ma anche un grandissimo attore, che ha ottenuto una nomination all’oscar con l’unico ruolo che lo vedeva nei panni di sè stesso, un uomo senza una personalità definita, indifferente e bambino.
Geoffrey Rush offre un’altra prova della sua grandezza di attore.
Bello anche il particolare della sceneggiatura che prevede la reinterpretazione di alcuni personaggi vicini a Sellers (la madre, il padre, la moglie) filtrati attraverso la sua personalità, come se fossero i personaggi che ha portato sulle schermo per tutta una vita.

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