Recensione su La leggenda di Bagger Vance

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Un film su un torneo di golf negli anni Trenta… eppure… / 2 Ottobre 2016 in La leggenda di Bagger Vance

Con un’operazione nostalgica destinata (commercialmente) a fallire, Redford porta sul grande schermo un soggetto delicato e retrò, una storia di golf ambientata ai tempi della Grande Depressione (il che sembrerebbe un ossimoro, ma tant’è).
Tutta la pellicola si riduce di fatto nel resoconto di un torneo, con alcune storie che si inseriscono piuttosto malamente e forzatamente (quella di Adele, proprietaria della tenuta; quella del campione Bobby Jones, che decide di smettere quand’è all’apice della carriera; e quella del protagonista, ovviamente, che avrà la sua scontata occasione di rivalsa).
Eppure questo film ha nel complesso una gradevole armonia, un accentuato agrodolce sapore nostalgico che rende la visione davvero piacevole.
Quanto al reparto tecnico, c’è da dire che coi campi da golf sarebbe quanto meno imbarazzante non azzeccare la fotografia, anch’essa comunque piuttosto tradizionalista. Come tradizionalista è la regia di Redford, che non può non rinunciare ad una voce narrante che guida lo spettatore esattamente come il caddy Bagger Vance guida il golfista Rannulph Junuh.
Gli attori non protagonisti se la cavano tutti discretamente (i due campioni di golf, ad esempio). Tra i protagonisti, Will Smith mi è francamente piaciuto (aggraziata la sua interpretazione del misterioso Bagger Vance); non altrettanto la Theron e Matt Damon.

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