Recensione su The Last Duel

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Monotono / 2 Aprile 2022 in The Last Duel

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Chennnoia, Ridley.

Non si capisce bene perché questo film abbia preteso di usare qualcosa di simile all’effetto Rashomon, dato che questo artificio narrativo (qualunque esso sia, alla fine) non aggiunge nulla (ma proprio nulla, statene certi) a quanto viene raccontato nel terzo e ultimo capitolo, quello -risolutivo- del racconto di Marguerite (Jodie Comer).
Gli altri due capitoli (cioè, “la verità” fornita in base al punto di vista di de Carrouges -Matt Damon- e a quello di Le Gris -Adam Driver) non forniscono elementi significativi in più o in meno, né punti di vista della questione connotati in modo da -che so?- instillare qualche dubbio nello spettatore.
Però, tolte queste due frazioni di film, il pubblico avrebbe potuto risparmiarsi circa un’ora di film. Il che, su 152 minuti di montato finale, non è poco.

Per tutta la sua durata e il suo sviluppo, The Last Duel propende chiaramente nella sola direzione di Marguerite, perciò risulta abbastanza monotono.
Tolta l’oggettiva insensatezza delle “colpe” che gravano addosso alla protagonista femminile in quanto donna e l'”esotismo” barbaro di certe usanze dell’Europa del tardo XIV secolo, il film di Scott non riesce mai ad appassionare fino in fondo.

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