. / 26 Dicembre 2019 in Il re
Evitato di un soffio l’effetto noia soporifera, la pellicola si lascia guardare nonostante le quasi due ore e mezza di durata e la monoespressività facciale di Chalamet – qui eternamente a metà tra l’assonnato e il seccato, il che fa quasi pensare ad un teenager svegliato proprio sul più bello di un sogno erotico con al centro la bellona di turno.
Mancano momenti effettivamente memoraboli, sia in termini di potenza visiva che verbale. Sgradevole il discorso che il re Enrico V fa per incitare i soldati, una roba da Tony D’Amato in Ogni maledetta domenica (ma non pretendo neppure una roba da Aragorn in Il ritorno del re eh).
Saltiamo, poi, a pié pari le licenze storiche prendendo il film solo come un’opera di fantasia ad ambientazione medievale e si giunge alla sufficienza.
Voto: 6-
Non sono assolutamente d’accordo