Recensione su The Impossible

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8 Febbraio 2014

E’ successo davvero l’impossibile alla famiglia Belon (trasformata in Bennett per il film), vittime del terribile tsunami che colpì il Sud Est Asiatico il giorno di Santo Stefano 2004.
Basato su una storia vera, Juan Antonio Bayona ricostruisce l’indimenticabile calvario di questa famiglia spagnola (ma anglo-americana nel film) composta da cinque persone: madre, padre e tre figli, che si è salvata alla strage.
Che si è persa e poi ritrovata, quando tutto sembrava ormai perduto. Quando l’acqua sembrava avesse inghiottito ogni cosa. Villaggi vacanze, capanne, strade.. e migliaia di vite umane.

Con un cospicuo budget, Bayona (al suo secondo lungometraggio, dopo il successo di The Orphanage) ha ricostruito con una veridicità impressionante la potenza distruttiva della natura, forse come mai nessuno prima (nemmeno Eastwood in Hereafter ha fatto di meglio). Roba da applausi insomma. O da brividi lungo la schiena.

Tutto il pathos del film è puntato sull’ansia, sulla paura di essere rimasti soli al mondo, non sapendo cosa sia successo a tutti gli altri membri del nucleo famigliare, e contribuisce a fare di The Impossible un film tanto sconvolgente e devastante, che sa come mirare dritto dritto al centro del cuore umano.

Un film straziante, dai sentimenti forti, che nonostante il caos, la devastazione e la morte che gli fanno da sfondo, riesce a far prevalere le migliori qualità umane. Come la compassione e la solidarietà.

Un’opera così spettacolare e ben girata che sa appassionare, nonostante la linearità della trama di cui si conosce a priori l’epilogo.

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