Recensione su Hunger Games

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Hunger Games
Regia:

11 Dicembre 2013

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il blockbuster è un modo rischioso di fare cinema: se il successo al botteghino è quasi sempre scontato, con la stessa facilità un regista, produttore o sceneggiatore può perdere di credibilità professionale. Hunger Games è un film compatto, risultato di un solido lavoro di rimaneggiamento di un libro di successo attuale. La sorpresa non è poca quando, sin dalla prima mezz’ora, ci si accorge che il film possiede una ferma struttura sottostante: il gioco degli sponsor, la credibilità mediatica, l’apparenza come condizione necessaria alla sopravvivenza sono tutti temi caldi e mai , in genere, bene affrontati, men che meno in una pellicola fantasy. Invece qui abbiamo simbolismi presenti e ben mostrati, la povertà del distretto 12 fa da contrappasso ad una Capitol City che è puro apparire; molto forte è infatti l’impatto con i tanto colorati quanto truccati e mascherati abitanti della città, riuniti ad un evento di cui pensano di essere spettatori ma che, grazie all’occhio del regista, risultano principali protagonisti. Vi è una buona caratterizzazione dei personaggi, che non appaiono subito per come sono; presente una umanità di cui non pensavamo di aver speranza (dal target cui sembra appartenere il film), e le dinamiche sociali appaiono chiare e giustificate. Sceneggiatura quindi compatta, dalle forti decisioni di rottura rispetto al libro (prima tra tutte la decisione di usare una narrazione in terza persona piuttosto che in prima), e, aimè, con qualche compromesso di troppo: è proprio il finale che fa acqua, risultando scontato, pilotato e non all’altezza della prima ora e mezza. Un peccato che poteva essere scongiurato, cercando maggior aderenza al libro avrebbero scoperto che la soluzione “dell’ultimo capitolo, in cui durante il viaggio di ritorno verso il Distretto 12, Peeta scopre che per tutta la durata dei giochi Katniss ha solo finto di provare qualcosa per lui e ciò provoca la rottura tra i due personaggi. Nel film la scena è stata omessa” ma avrebbe avuto un significato molto più denso e incisivo. Vale lo stesso per le svariate scene di cruda realtà che nel libro sembrano essere più potenti. Bella la fotografia, sporca e concreta. Buone quasi tutte le performance di un cast che vede nelle proprie file alcuni nomi d’eccellenza (Woody Harrelson e Stanley Tucci su tutti), e buono anche il livello empatico generale. Un tentativo discreto su un terreno che sembra in questi tempi quantomai arido: il fantasy.

2 commenti

  1. paolodelventosoest / 11 Dicembre 2013

    A quanto pare di questi tempi seguo la tua scia 🙂 Visto anche io, condivido in pieno il 7 e la tua valutazione in generale

  2. Joel / 12 Dicembre 2013

    grazie 😉

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