Ciò che più mi infastidisce ultimamente sono quelle persone (ahimè, tante, troppe..) che snobbano la saga cinematografica e usano la scusa del genere young-adult per evitarlo e per giustificare la propria ignoranza. Il film può non piacere, okay, ma lo si dovrebbe prima guardare senza pregiudizi, così come qualunque altro.
Fatta questa premessa, che mi serve per riallacciarmi a ciò che devo dire, vorrei esprimere la mia estrema contentezza verso questo adattamento del romanzo della Collins. Diciamo che Gary Ross e Francis Lawrence (soprattutto il secondo, però, perché la sua regia ha fatto fare il salto di qualità alla saga) mi hanno restituito quella fiducia che anni fa avevo perso verso gli adattamenti dei romanzi che più amo (unica eccezione: Peter Jackson, che non mi ha mai deluso quando ha trattato storie Tolkieniane). Harry Potter vi dice niente?
Quello che voglio dire è che chi critica i film perché ”hanno saltato delle parti del libro” vuole solo trovare il pelo nell’uovo e probabilmente per lamentarsi così non ha una minima idea di che cosa è un cattivo adattamento.
Qui gli sceneggiatori hanno superato se stessi. Non hanno preso le pagine della Collins per trasportarle sul grande schermo, ma le hanno masticate, metabolizzate e fatte loro. E il risultato si vede eccome.
La tensione è palpabile in ogni momento, nonostante gli avvenimenti ”pratici” non siano poi così numerosi, e il merito va alla straordinaria Jennifer Lawrence che funge da catalizzatore, attira l’attenzione non tanto su di sè, ma sulla vera Katniss, catapultandoci in un mondo distopico ma nemmeno tanto lontano dalla nostra realtà.
Non mancano i momenti emozionanti (The Hanging Tree) e drammatici (Peeta depistato, un bravissimo Josh Hutcherson) che tengono lo spettatore letteralmente col fiato sospeso per due ore, tant’è che nel momento in cui i titoli di coda cominciano a scorrere e ci si rende conto di dover aspettare ancora un anno per vedere la seconda parte si rimane quasi interdetti, perché non sembrano affatto trascorse due ore e si vorrebbe solo proseguire nella visione del film.
Di questo film ho apprezzato davvero molto la cura dei particolari. Il foulard che indossa Effie è decorato con l’immagine della piantina del Distretto 13, e i costumi di Peeta sono molto evocativi e ben studiati perché rispecchiano la sua condizione: inizialmente, durante la prima intervista con Caesar, porta un completo bianco con il colletto appuntito, che sembra trafiggergli la gola ad ogni minimo movimento. Successivamente lo vediamo comparire con una camicia grigio perla col colletto stretto attorno al collo, come una catena. Infine, quando ormai il ragazzo del pane è completamente depistato, il bavero della camicia risale lungo il collo e lo avvolge come se fosse un cappio.
La colonna sonora è perfetta, particolarmente degne di nota The Hanging Tree che ricorda i canti di lavoro, e Yellow Flicker Beat di Lorde.
Per chi scrive, insomma, questa è una saga veramente ben realizzata, che ha trovato il suo punto di forza in una regia sempre consapevole, rispettosa e responsabile.
I suoi interpreti hanno capito come valorizzare al meglio ogni singolo personaggio e si spera che il finale non deluda le aspettative (anche se avendo letto i romanzi, so già come finirà), cosa che al momento mi sembra altamente improbabile, visti i precedenti.
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