Recensione su The Host

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Monster Movie / 8 Luglio 2013 in The Host

Mentre James Cameron, negli Stati Uniti, spreca montagne di soldi per girare sciocchezze come “Avatar”, Bong Joon-ho, in Corea del Sud, utilizza il denaro per realizzare opere fenomenali come “The Host”, un monster movie talmente spaventoso, trascinante e avvincente da far sembrare “Jurassic Park” di Steven Spielberg un filmetto per bambini dell’asilo. Piccolo suggerimento ai registi americani: acquistate il DVD di “The Host”, mettetelo nel lettore e guardatelo con attenzione; così, forse, riuscirete ad imparare come si gira un kolossal degno di questo nome. Perfino l’ottimo Spielberg (Cameron, ormai, temiamo di essercelo giocato per sempre) dovrebbe prendere appunti. I suoi “Jurassic Park” e “La guerra dei mondi” non valgono nemmeno la metà di “The Host”. Quest’ultimo batte gli altri due a mani basse. Semplicemente, non c’è gara.
Se facessimo un paragone tennistico, Bong sarebbe Roger Federer, magnifico giocatore dotato di un talento sconfinato, in grado di eseguire qualsiasi colpo con una facilità impressionante; mentre Spielberg sarebbe uno tra Rafael Nadal, Novak Djokovic e Andy Murray, i quali, non disponendo delle sublimi doti tecniche del succitato campione svizzero, si limitano a tirare pallate standosene inchiodati sulla linea di fondo campo, e le rare volte che vanno a rete fanno fatica ad effettuare anche la più semplice delle volée. Per carità, i summenzionati Nadal, Djokovic e Murray saranno anche bravi, ma hanno uno stile di gioco monotono, tanto che vedendoli giocare spesso si corre il rischio di annoiarsi.
Tutt’altra musica, invece, quando in campo c’è Federer, che con la sua immensa classe riesce a rendere facili anche le cose difficili, come quando fa punto facendo passare la pallina di fianco al paletto della rete (cosa che ha fatto al Roland Garros di quest’anno durante una partita contro il francese Gilles Simon), un colpo geniale che in pochi possono permettersi di eseguire e che ci riporta indietro con la memoria ai tempi di John McEnroe, altro fenomeno della racchetta che riusciva a disegnare traiettorie impossibili che i suoi avversari nemmeno si sognavano.
Tutta questa digressione per dire che Bong è un fuoriclasse della regia, come Federer lo è del tennis. In un panorama cinematografico sempre più povero e omologato, Bong spicca sui suoi colleghi (molti dei quali sono di una mediocrità imbarazzante) per inventiva e originalità. Con “The Host”, Bong sfida apertamente il cinema americano sul terreno preferito da quest’ultimo, ossia il kolossal, e lo supera con una facilità che definire irrisoria è un eufemismo.
Ci sono più pathos e suspense in questo film che in un qualunque kolossal realizzato in quel di Hollywood. Nel giro di un paio d’ore, “The Host” riesce nel miracolo di divertire (i siparietti tra i membri della famiglia Park), commuovere (il finale è struggente) e terrorizzare (le apparizioni del mostro sono sconvolgenti, specialmente la prima) allo stesso tempo.
E già che c’è, Bong (che oltre a dirigere mirabilmente sceneggia insieme a Baek Chul-hyun e Ha Won-jun) coglie l’occasione per scagliare frecce avvelenate contro le autorità del suo Paese, che invece di dare la caccia al mostro, che intanto miete vittime a ripetizione, perdono tempo a mettere in quarantena tutti coloro che sono venuti a contatto con lui perché credono che quest’ultimo sia portatore di un virus che in realtà non esiste. Oltre che ai suoi connazionali, il regista lancia dardi velenosi pure agli americani: all’inizio del film, infatti, c’è un patologo statunitense che obbliga il suo aiutante coreano a svuotare decine di bottiglie di formaldeide nel lavandino, con la conseguenza di generare, nel fiume Han, una famelica creatura dalle sembianze di una lucertola, capace di vivere sia nell’acqua che sulla terraferma.
Ripetiamo: altro che “Avatar”, “Jurassic Park”, “La guerra dei mondi” e via dicendo. “The Host” è un impressionante monster movie (notevoli gli effetti speciali, mai invadenti e sempre al servizio della storia) che sposta i confini del genere e che straccia la concorrenza facendo a pezzettini le pellicole girate nella Mecca del Cinema. Raramente si è visto uno spettacolo di così alto livello (la scena in cui il mostro rapisce la piccola Hyun-seo è stupefacente). Peccato che tale meraviglia, che in patria ha fatto registrare incassi record, sia stata ignorata dai distributori italiani. Un’ultima cosa: se decidete di guardare “The Host”, vi consigliamo di preparare una bella scorta di fazzoletti. Come abbiamo già detto sopra, il finale di questo superbo film è uno dei più commoventi che ci sia capitato di vedere da un bel po’ di tempo a questa parte.

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