Recensione su The Homesman

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4 Ottobre 2014

Negli ultimi anni il western non sta esattamente riprendendo piede, ma sta mostrando segnali di un rinato interesse, dal momento che almeno una o due produzioni l’anno sono studiate appositamente per riscuotere successo anche tra i non aficionados e generalmente arrivano nelle sale italiane. Non so se questo è il caso di “The Homesman”, che non vedo propriamente come un’opera “di massa”. Rimane tuttavia un buon prodotto e un buon tentativo, firmato da Tommy Lee Jones (già partecipe di produzioni simil-westerneggianti quali “Non è un Paese per vecchi” e “Le tre sepolture”). “The Homesman” è un film senza infamia e con qualche lode, che personalmente non riesco a collocare tra le opere d’eccellenza, ma a cui sono contento di aver dedicato due ore della mia vita.
L’elemento cardine della storia ricorda abbastanza quella del film di serie B “La febbre della prateria”, che per ora è l’unica altra pellicola che conosca a trattare questo tema (che non rivelo per non rovinare niente, ma che credo sia già evidenziato nelle varie presentazioni che girano). Alcune vicende mi hanno rimandato ad elementi da “Acid western” e hanno a mio avviso lo scopo di evidenziare spietatezza e crudeltà umana, come non di rado capita nel western. Ci sono state alcune trovate che personalmente ho trovato carine e originali, proprie di questo film. La vita nel West viene descritta a mio avviso con intento realistico, senza enfasi eroica, né sparatorie assurde. E’ una scelta che può piacere o meno. Il finale mi ha lasciato un po’ interdetto, nel senso che l’ho trovato al contempo troppo “normale” e troppo “strano”. Chi lo vedrà forse capirà cosa intendo.
In definitiva, lo consiglio? Bè, se volete concedervi uno o due western da vedere tra i film usciti durante l’anno, questo potete metterlo tra quei due. Se volete vederlo in generale, come film in sé, forse ve lo suggerisco solo se siete amanti del genere.

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