13 Ottobre 2014
Un gruppo di amici che ama fare escursionismo organizza un gitone. Vabbé, no, ma quasi. Bilbo Baggins è lo Watson di Sherlock, il quale Sherlock per empatia compare anche in un cameo senza che gli si veda la faccia – si nota che una delle poche serie che vedo è Sherlock? Guardate troppa tv U_U – dicevo? Ah, Bilbo è una specie di hobbit nerd (per quanto in potere di uno hobbit) e borghese piccolo piccolo, che se la vive senza fare un ca**o a Hobbitlandia. Gli altri almeno due colpi di zappa per terra ogni tanto li fingono, lui proprio no. Una sera gli compare Gandalf, coi suoi capelli sporchi, e gli chiede se per cortesia può fare una doccia. No, compare e gli mette un segno sulla porta, così, tiè, un’allegra combriccola di nani comincia a raggrupparsi e a svuotargli la dispensa. Gandalf ha scelto Bilbo, per non si sa quale ragione, per completare questo squadrone di nani che, al seguito di un re nano, deve andare a riprendere una montagna che era il loro regno e usucapionata da un drago. Passa Frodo, così, giusto per farci sentire a casa. Perché mai Bilbo va con loro? A rischiare la vita migliaia di volte anziché stare a casa a cazzeggiare e guardare porno per hobbit? Non è dato sapere, ma parte. Partire è un po’ morire, ma evidentemente restare gli faceva più schifo. Un gruppo dove vige un po’ l’estetica del capello bisunto, si è detto, e che affronta enneplici ostacoli, naturali e no. Il meccanismo narrativo fondamentalmente è questo: loro rimbalzano da un guaio all’altro, sembrano spacciati finché non arriva dal niente qualche loro amico, rimasto indietro o che aveva promesso di aiutarli alla bisogna, a salvarli. Nel finale, vengono presi da delle aquile inviate da Figandriel, la elfa gnocca, che gli fanno fare più strada in 4 minuti di tutta quella che avevano percorso sti poveracci a piedi nelle tre ore precedenti. In 4 minuti! Prendetelo subito, il taxi! E poi si ricomincia. Ma sono talmente tanti i mostri e ostacoli che uno figo lo si trova per forza dato che, come immagino si sia capito, é più questione di rimpolpare e dare linfa ad un immaginario e una geografia del fantastico che a una trama. A me ha fatto impazzire la battaglia in montagna con i giganti di pietra, WHOAAA (disclaimer: non si va in montagna con quel tempo! é da idioti – o da nani), in altri istanti si scivola con la ruzzolosità di un videogame (la fuga sotterranea dai goblin). I paesaggi dietro sono strafichissimi e i nani corrono sulle montagne visti da mdp volanti e la Nuova Zelanda è tutta così per davvero e dopo un po’ che palle. Tutto detto, non si arriva mai a trascinare i piedi, c’è un pezzone con Gollum che è probabilmente l’unico sceneggiato davvero e i cattivi escono a zampilli, e sbavano e colano e perdono i pezzi. Dovevo andare a vederlo al cinema, avrei preferenza di esser pronto per il terzo.
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