2 Febbraio 2012
Ci sono due anime in questo film: quella stucchevole e perennemente in cerca della lacrimuccia tipica di un genere leggero e sentimentale e quella, meramente americana, del film sul tema del razzismo. Un tema già portato sullo schermo altre volte e che solo gli americani con la loro storia riescono a metter in evidenza in diversi contesti e con una carica emotiva sempre alta. Dopotutto la loro nazione, o meglio loro stessi sono una perfetta mescolanza di razze ed etnie.
E qui sta il pregio del film, che analizza storie personali vere e porta alla luce la condizione di queste “schiave di casa” in un momento storico e in un contesto sociale e geografico (siamo in Mississipi) che rasenta il Medioevo per bigottismo ed ignoranza. Tutti quei sorrisi artefatti, quella stupidità e quella acida cattiveria domestica, accompaganta ad un senso di superiorità che cresce con la falsità di quelle borghesi casalinghe di paese ansiose solo di entrare a far parte di un inutile circolo di comari e sfornare bambini per poi riversar su di loro la lro frustrazione sono la perfetta rappresentazione di una fetta di popolazione americana degli anni 60.
Un applauso a tutto il cast (totalmente femminile!) per aver saputo tratteggiare così bene le diverse anime del film. La figlia di Ron Howard è talmente brava da suscitare odio puro! Sicuramente una di loro (o due) porterà a casa un Oscar…

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