Recensione su The Hateful Eight

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Gattopardesco / 12 Novembre 2017 in The Hateful Eight

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Nella sua prima parte, “The Hateful Eights” appare interessante per il suo carattere anomalo rispetto al resto della produzione del regista, sospeso com’è tra involucro western e sostanza di giallo alla Agatha Christie, forma da Kammerspiel e toni politico-razziali insinuati tra le righe della sceneggiatura. Nelle mani grossolane di Tarantino, però, il film finisce presto per naufragare nella solità accozzaglia splatter dove tutto si confonde superficialmente nell’effluvio sanguinolento. Ecco che allora tutta l’architettura costruita fino a quel momento viene mandata puntualmente in vacca e, in una pellicola dove ogni singolo personaggio è (come sempre) il non plus ultra caricaturale dell’immoralità, della menzogna e della spietatezza, l’esito finale non può che essere la carneficina, portata alle estreme conseguenze del massacro totale e fine a se stesso. L’ennesimo film tarantiniano in cui al cinema non è dato di pensare.

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