Recensione su The Hateful Eight

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7+, lascio? / 5 Febbraio 2016 in The Hateful Eight

Torno al cinema a vedermi un bel film di Quentin Tarantino, regista che rientra nell’Olimpo dei Grandi Geni e tra i miei preferiti.
Ci vuole metà film per capire che sì, parliamo davvero di Tarantino e non di chiunque altro. Questo perché il buon Quentin ci ha abituato a certo cinema che, al solo guardarlo, anche distrattamente, si intuisce facilmente possa essere il “suo” cinema.
In questo “odiato ottavo film” ci sono richiami a quasi tutto il suo cinema precedente, da quello scontato a Django fosse anche solo per l’ambientazione western, a quello comunque chiaramente ben visibile a “Le Iene”, con le scene perlopiù incentrate in un unico ambiente chiuso e l’amore per lo splatter che, tolto forse il solo Kill Bill, in questo film esplode e… beh, dovete vederlo per capire.
L’inizio è lento, i personaggi coinvolti lo fanno notare con le loro parole e i loro gesti quanto tutto sia leeeeento…ma è solo una scalata verso il cambio di ritmo della seconda metà del film e poi, diciamocela tutta, uno come Tarantino anche con un ritmo lento e con discorsi sconclusionati (non è questo il caso) riesce a tenerti comunque con gli occhi e le orecchie incollati al megaschermo.
E c’è un po’ dunque di tutto il suo cinema precedente, ma anche tanto di nuovo che, a mio modo di vedere anche comprensibilmente, può far storcere il naso ai fan di vecchia data così come ai neofiti che si avvicinano al Maestro vedendo questo come suo primo film. …e anche Spike Lee avrà da dire il suo.
E’ un film diverso dal suo solito, tanti tratti in comune ma una linea generale diversa…e questo può lasciar capire il perché di tanti commenti negativi in giro.
A scanso di equivoci vedetelo e fatevi un’idea da soli, di certo non saranno 3 ore (!) buttate.

Consigliato a: Eh…come detto questo Hateful Eight farà storcere il naso un po’ a tutti, se proprio ci tengono a farlo. I fan di sempre, quelli nuovi, quelli che vedono il film senza sapere chi ci sia dietro…ma è sempre Quentin Tarantino che stavolta gioca a citare se stesso più che gli altri. Non è la prima volta, anche se forse ci è andato giù duro più del solito, e incrociamo le dita affinché non sia l’ultima. Non è un film per tutti, sempre ammesso che film “per tutti” esistano.

3 commenti

  1. alex10 / 5 Febbraio 2016

    Lo rivedrò per valutare al meglio, ma per me è uno dei migliori di Tarantino. Mai come in questo film è emersa la sua grandezza di regista e la sua visione scenica, unica. C’è tutto in questo film, tutto ! In sala, ogni due secondi, mi mettevo le mani nei capelli, perché, proprio quando mi ero fatto un’idea di come sarebbe proseguito linearmente il film nella narrazione e nello stile, puntualmente mi ri-sconvolgeva ancora. Ogni singolo dettaglio, poi, lo si è ritrovato successivamente e ha contribuito per questo che, secondo me, sarà uno dei meno idolatrati e tra i più “flop” (per incassi, critica e pubblico rispetto ai precedenti) di Tarantino, ma sarà poi riscoperto e diventerà un cult. Dovrei essermi abituato a Tarantino, ma ha una capacità incredibile di stupirmi, non la smette mai, davvero non ci sono più parole.

  2. emageht / 5 Febbraio 2016

    Temo anch’io la stessa sorte ai botteghini e la probabilissima riscoperta nelle edizioni casalinghe.
    Registicamente posso essere daccordo, siamo di fronte a uno dei suoi migliori film, ma a livello di vicenda narrata, per me, ci ha fatto vedere di meglio.
    Non che questa trama sia scontata o “brutta”, anzi! Magari altri registi potessero dire che il loro film “peggiore” (ma nemmeno lo considero tale) sia di tale portata!

    • alex10 / 5 Febbraio 2016

      E’ interessante anche il fatto che, ancora una volta, ha variato davvero tantissimo. Parlo dello stile, ma anche di come è affrontato il film. Per non parlare del genere, un western assai diverso da Django Unchained, ha dato un’ottica ancora diversa al western. Qui si trasforma dapprima in un sorta di Le iene, ma mantenendo una tensione ancora più alta e anche i personaggi sono, se possibile, ancora più brutali che in Reservoir Dogs, poi diventa quasi un horror. Per questo, la tensione è talmente alta da mantenere quasi un clima di paura e di suspence, che ricorda tantissimo (anche poi come dinamica narrativa) 10 piccoli indiani, ma anche alcuni film di Hitchock. Quindi, grande eleganza, perché resta in grande armonia e fluidità, pur girando in uno spazio piccolo (che poi rende ancor più enorme la bufera, perché quando, d’un tratto, i personaggi escono dall’emporio, l’effetto della vastità della calamità naturale è ancora più enorme, quindi si crea una sorta di prigione, perché all’esterno non si può uscire per via della bufera, ma anche all’interno dell’emporio c’è una bufera, dovuta alla pericolosità degli esseri umani che vi sono), ma anche grande brutalità, quando poi d’un tratto, si raggiunge il culmine e si scatena l’inferno e si arriva ad una violenza quasi grezza (alla fine addirittura esagerata, come quando hanno già ucciso il personaggio, ma decidono poi di impiccarlo e si trasforma tutto in puro divertimento) , in contrapposizione con la tranquillità e l’eleganza con la quale si stava evolvendo la narrazione. Poi ha stravolto più volte, per esempio quando, dal nulla, una voce narrante (all’inizio capitolo “il segreto di Daisy) ci ha dato un’ottica diversa, dicendoci che un personaggio aveva notato qualcosa che nessuno aveva notato e questo ci riporta ad una tensione enorme che era svanita per far posto a quella che, fino a quel momento, era una narrazione lineare. Poi esplode l’inferno totale e puntualmente un flashback (elemento ricorrente nei film di Tarantino che, nonostante possa risultare “andato” nei suoi racconti sortisce sempre un effetto potentissimo) ci riporta all’inizio della storia di quattro degli otto personaggi. E’ molto interessante, perché erano personaggi che non conoscevamo, erano già lì, nell’emporio, mentre con i primi quattro avevamo già preso familiarità e (SPOILER SPOILER SPOILER), quando si scopre che sono in combutta, cambia totalmente, ancora una volta, la nostra visione del film. Non voglio dilungarmi troppo, anche se avrei tantissimo da dire, scusami se ti ho annoiato, ma sono ancora troppo esaltato dalla pellicola e penso si noti 😀
      Concludo dicendo che sono d’accordo che la storia sia semplice, però, secondo me, ciò non vuol dire che, per questo, la vicenda sia peggiore, anzi. Per me è il punto di forza, cioè una trama blanda, che però è ampliata da quella che i vari personaggi hanno alle spalle. Credo sia proprio questo che Tarantino ha voluto raccontare, una semplice storia di alcuni personaggi che, però, sembrano tutti averne una ben maggiore alle spalle e, soprattutto, concatenata. Ti dirò, per me una trama troppo intricata avrebbe stonato, essendo già intricata (scusa la ripetizione) la modalità con cui essa ci viene esposta !

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