Recensione su Grand Budapest Hotel

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16 Aprile 2014

Credo di perdere i colpi.

Sono brutti momenti per la mia mascolinità.
Mi sono innamorato del modo di fare i film di quel fottuto hipsterone tenerone di Wes Anderson.

L’autore colpisce e stupisce con il suo “The Grand Budapest Hotel” un film che ho trovato semplicemente magico, oserei strabiliante. La trama concerne l’avventura rocambolesca e donchisciottesca di un improbabile duo composto da un giovane facchino, tal Zero Moustafa, e da un affascinante portiere di un albergo, tal Gustave H.
E’ in un Hotel, isolato come quello di “Shining” ma molto meno terrificante, è proprio nei pressi dell’improbabile e pittoresco “Grand Budapest Hotel”, in un paese immaginario dei confini dell’Europa che prende piede la vicenda.

Repubblica di Zubrowka, anni ’30 circa, forse.. ma cosa importa ? Cosa sono le date quando si è di fronte a una pellicola che ha praticamente tutto ? Sappiate che si passa da una diatriba ereditaria al film di genere carcerario e ancora a quello d’azione. La violenza, la violenza è un elemento presente ma mai spettacolarizzata o ostentata. Torna quindi l’ingenuità tipica del regista.

Addirittura nel film è presente un inseguimento sulla neve che mi ha ricordato vagamente “Solo per i tuoi occhi” pellicola della saga 007. E poi lo stop-motion signore e signori, il montaggio veloce, i ritmi altrettanto rapidi, voli pindarici a livello cronologico, un narratore onnisciente, scene tragicomiche e, per la prima volta (credo) dei cattivi davvero cattivi. Alla faccia de “I Cani”, dunque.

Ed eccoli i nostri eroi: due macchiette ancorate alla loro professione, ai loro ruoli, nei rispettivi lavori. Questa tediosa quotidianità, tediosa per Zero non per Gustave il chiavatore di vecchiette, viene bruscamente interrotta dalla morte di una delle clienti dell’albergo nonché amante del fascinoso portiere. Dietro la morte, spesso, si cela un’eredità e dietro un’eredità, sempre, una serie di problemi.
La losca famiglia della vecchietta è pronta ad uccidere pur di ottenere la cospicua somma di danaro, cifre da capogiro si nascondono fra le righe degli atti. Miliardi e dipinti, arte e pecunia.
Ed è da un dipinto che comincia la battaglia che vedrà contrapposti due schieramenti, una lotta che vede come sfondo un’Europa in guerra.

DonMax

Note.
Attenzione però a non nutrirsi esclusivamente delle pellicole del regista. Le stesse possono avere o portare effetti indesiderati anche gravi. Sto parlando della malattia nota come Disturbo di Wes Anderson o Sindrome WA, patologia che colpisce alcuni individui che dopo la visione dei lungometraggi del regista credono di essere personaggi dei suoi film.

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