17 Gennaio 2013 in Il campo

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Altro film dell’irlandesissimo Sheridan, questa volta con una storia bella radicata nel terreno dei verdi prati e contadini e birra d’irlanda. Dunque, c’è questa specie di arcigno Bull, con la faccia da Babbo Natale incarognito, che ha lavorato per tutta la vita un campo. Uh, come l’ha fatto bello. Insomma che questo campo lui lo affittava, e quando viene messo in vendita tutti, nel paesino, sanno che il campo può andare solo a Bull. Non fosse che arriva un tipo, ‘mmmerigano, che delle regole di buon senso campagnolo del paesino proprio se ne catastrafotte, ed è pronto a offrire un mare di soldi per pigliarsi il campo. E qui DRAMA! Perché Bull è freddo e spietato e calcolatore, ma la concatenazione degli eventi finirà per fargli perdere il campo, il sonno ed il senno, arrivando a far uccidere lo stupidissimo figlio da una mandria al galoppo. Muore il figlio, che si era messo con una zingara irlandese e rossiccia (wtf), quasi fica, muore l’americano, muore un’epoca, quelle della terra come parte vivente del corpo dei lavoratori che ci sudano sopra. Poco di nuovo sotto il sole, o la pioggia, di quei posti, ma tanto verde e una rievocazione schietta e concisa di una mentalità e uno stile di vita, destinati a essere prima sorpassati e poi schiacciati dalla modernità. Che è stronza ma fermala tu se ci riesci :/

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