Recensione su La favorita

/ 20187.4314 voti

La rappresentazione di un sistema di forze / 28 Gennaio 2019 in La favorita

Con La favorita, Yorgos Lanthimos affronta per la prima volta il cinema in costume tout court affidandosi alla descrizione di personaggi ed eventi realmente accaduti (nello specifico, la vita alla corte della regina di Gran Bretagna Anna Stuart nei primi anni del 1700).
E, sempre per la prima volta, il regista greco, qui al suo terzo film anglofono dopo The Lobster e Il sacrificio del cervo sacro, non partecipa alla sceneggiatura, lasciando la materia nelle mani dell’esordiente Deborah Davis e dell’autore televisivo Tony McNamara.
Il risultato è un film apparentemente meno allegorico, meno oscuro e, perciò, più divertente dei suoi precedenti. Posto che, guardando La favorita si rida davvero, è certo, però, che, in realtà, la filosofia di Lanthimos non è cambiata di una virgola. E, in quanto ad allegorie, La favorita è fra le migliori di Lanthimos.

Con un film fedele a temi a lui cari, quel che mette in scena il regista, infatti, è ancora un rapporto di forza. Anzi, in questo caso, un sistema di forze, inteso espressamente dal punto di vista della fisica: “Due o più forze applicate a un corpo (il regno), costituiscono un sistema di forze. Le singole forze (i personaggi della Weisz e della Stone) sono definite componenti. La forza risultante del sistema di forze (la Regina Anna/la Colman), è la forza unica che produce lo stesso effetto delle forze componenti”.

La regina è in (apparente) balia di due donne: le azioni di Anna (e il destino del regno e dei suoi abitanti) sono legate agli influssi delle due favorite che agiscono sulle sue precarie condizioni psicologiche. La Anna di Lanthimos è una quarantenne triste, sola, insoddisfatta, malata, emotivamente instabile, spesso infantile, che sembra ridurre il suo vasto regno al solo palazzo, riducendo il mondo a una scala infintesimale, come in un gioco. Per esempio, per legarla a sé quando la donna sembra allontanarsi da lei, Lady Sarah (la Weisz) insiste spesso sulla nostalgia di Anna per la loro infanzia condivisa.
Pur apparentemente debole e anche quando sembra definitivamente persa in un dedalo di intrighi, la sofferente Anna è l’unica ad avere in mano davvero le redini del gioco. Lei è la risultante che, nonostante le apparenze, afferma il proprio controllo avvalendosi dell’intensità delle sue componenti, del vigore con cui esse concupiscono lo status di privilegiate. Il loro desiderio è lo strumento con cui Anna afferma in maniera definitiva il suo potere temporale.

Per descrivere un sistema di forze apparentemente semplice eppure particolarmente complesso, Lanthimos ha fatto ricorso a una serie di interessanti soggetti femminili inseriti in un contesto sociale peculiare nel quale il ruolo della donna è particolarmente emblematico. Lontana da qualsiasi connotazione religiosa, la donna descritta da Lanthimos è una e trina: serva, regina e meretrice. Lanthimos esprime particolare ammirazione per una creatura del genere, armata di finissimo raziocinio, eppure istintiva, anzi primitiva, costantemente intenta a sopravvivere in un mondo popolato da predatori.

De La favorita, si apprezza, poi, la messinscena sontuosa, i toni dissacranti della migliore commedia nera, il terzetto di attrici (Olivia Colman – Rachel Weisz – Emma Stone) in gran spolvero, i vezzi tecnici (il fish-eye, l’uso di luci naturali, i movimenti repentini della camera fissa…).
Il lavoro di Lanthimos è un meccanismo cinematografico perfetto che, dietro la risata legata alla rappresentazione dell’assurdo, pone, come sempre, angoscia cristallina e pesantissima, disvelatrice.

Lascia un commento