10 Recensioni su

La favorita

/ 20187.4314 voti

25 Febbraio 2024 in La favorita

Meraviglioso, mi ha tenuta incollata allo schermo! Tutto straordinario, costumi, scenografia, tecnica, e interpretazione davvero eccellente della Stone e soprattutto della Colman (adoro entrambe). Il finale mi è piaciuto particolarmente, la tanto agognata rivalsa e scalata sociale riottenuta della cugina, in un attimo tornata a serva, usata e schiacciata come un coniglio!

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Alla corte della Regina Anna / 2 Aprile 2020 in La favorita

Film storico sulla regina Anna.
Siamo all’inizio del 1700, sul trono di Gran Bretagna troviamo la regina Anna (Olivia Colman, meritato oscar); donna fragile e non più giovanissima che ha praticamente lasciato la guida del regno alla sua favorita,
Sarah (Rachel Weisz). La Gran Bretagna è in guerra con la Francia e Sarah spinge per proseguirla anche per favorire suo marito mentre l’opposizione, guidata da Robert Harley (Nicholas Hoult), vorrebbe la pace per evitare ulteriori tasse. A minare il fragile equilibrio, del regno e del potere, arriva Abigail (Emma Stone), una cugina di Sarah caduta
in disgrazia.
Buon film storico che si sofferma più sulle relazioni tra le tre donne che sui problemi reali (intesi in entrambi i sensi del termine). La giovane Abigail, inizialmente timida e quasi sottomessa, che pian piano inizia ad
avvicinarsi alla regina ed acquista sempre più intraprendenza. Sarah che invece ha dedicato quasi tutta la sua vita alla regina e a cercare di governare il regno che vede vacillare la sua posizione. I maschi rimangono
sullo sfondo, solo Harley ha una presenza maggiore.
Particolari i titoli dei vari capitoli (estratti di frasi significative).

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Interessante / 22 Settembre 2019 in La favorita

È un genere che di solito non vedo, ma tutti ne hanno parlato e la curiosità mi è venuta.
Per come non amo questo genere, questo film mi ha incuriosito e affascinato: i personaggi sono molto interessanti e ben raccontati.
Ottima regia. Le tre attrici sojo davvero meritevoli. Accorta e ben ricostruita tutta la scenografia e i costumi. Anche visivamente è un buon risultato.
Forse meritava l’Oscar per miglior film, un po’ di più di “Green Book”.
7.

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Levità in calando / 17 Giugno 2019 in La favorita

Durante la prima metà della Favorita si ha spesso la sensazione di assistere a un nuovo Barry Lyndon, per la generale creatività, la minuziosa e sfarzosa ricostruzione d’epoca, o il gusto per la composizione pittorica delle inquadrature – cito solo la scena all’interno della carrozza, verso l’inizio del film: guardate la disposizione studiatissima dei personaggi (occasionalmente Lanthimos fa più pensare a un Greenaway d’annata, come nella scena del grassone bersagliato con le arance).
Rispetto a Kubrick c’è però una levità maggiore, un più accentuato senso dell’ironia, accompagnato da qualche divertente eccentricità. Peccato però che andando avanti, man mano che Abigail passa rapidamente da ingenua ragazzotta ad abile manipolatrice, il film perda progressivamente la sua leggerezza, incupendosi e diventando anche meno originale, come nell’episodio dell’avvelenamento e del bordello, che suona al tempo stesso poco credibile e risaputo.
Sublimi le tre interpreti, con Olivia Colman meritatissimo premio Oscar. I titoli di coda sono accompagnati molto appropriatamente da “Skyline Pigeon” di Elton John suonata al clavicembalo.

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Regina bambina / 26 Febbraio 2019 in La favorita

La storia della regina Anna e delle sue problematiche sia fisiche che mentali.
ma soprattutto della guerra tra le Favorite.
Una guerra tra gelosie e potere mancato.
Magistralmente girato e interpretato dalle protagoniste.
Il premio Oscar per la Regina Anna, Olivia Colman, è ultra meritato!
Bravissima!
Ad maiora!

Il Tasso, Il Coniglio e l’Aragosta / 12 Febbraio 2019 in La favorita

Inghilterra. Anno 1706. Un anno troppo di passaggio per poter essere ricordato anche dallo storico più accanito.
La regina Anna è anche lei una sovrana troppo di passaggio per poter essere ricordata anche dallo storico dinastico più accanito.
E’ salita al trono dopo difficili lotte di successione, incapace di governare, priva di eredi e di affetti duraturi, è capricciosa e incostante, debole alle lusinghe e ai piaceri, bulimica, nevrotica, febbricitante e bugiarda.
Sarah (Rachel Weisz) è la sua più cara amica e consigliera, tuttavia si permette certe libertà che irritano non poco la regina, Sarah è una donna forte e capace senza peli sulla lingua e senza troppa pazienza.
Abigail (Emma Stone) è una nobile decaduta che ha presto appreso l’arte della sopravvivenza e dell’adattamento a ogni ambiente.
Tra le torbide e intricate trame del potere, per una volta, come dicono tutti, sono le donne a litigare su questa carcassa di animale morto che è il potere, inserendosi, combattendosi attraverso insinuazioni, dubbi instillati, egoismi, sesso, favoritismi e adulazioni. Il potere è incarnato sotto forma di una donna, che sebbene talvolta sembri un tasso è pur sempre la regina. Un potere mai cresciuto, mai padrone di sè stesso, incapace di generare, malato in ogni suo aspetto, debole ma allo stesso tempo impossibile da condannare. Abigail riesce a insinuarsi nel suo affetto perché le da quello che vuole, mentre Sarah perde terreno perché le da quello di cui ha bisogno. Anna non sa scegliere per sè, ha bisogno di essere protetta, fermata.
Abigail si lega a lei attraverso il coniglio, simbolico figlio indifeso di Anna, strumento per conquistare l’amore anche in altri film di Lanthimos come The Lobster. E parlando di Aragosta, Sarah, anima gemella dalla impensabile quanto salda lealtà, si ritrova spodestata ed esiliata, allontanata dalla regina bambina che ha trovato un nuovo giocattolo che la soddisfa.
E il gioco si regge bene, Lanthimos è riuscito a girare un film in bianco e nero senza girarlo in bianco e nero. L’apice lo tocca nell’inquadratura finale di Olivia Colman, che sembra quasi il Duce, potere che si atteggia a consapevole quando è in realtà gettato lì a caso senza una ragione precisa.
Tuttavia non mi ha convinto.
Questa volta mi trovo nella difficile posizione del dover giudicare un film che trovo bello ma che non mi piace.
Ora mi spiego.
Considero Lanthimos un regista geniale, illuminato e magnetico, capace di costruire un film con una fortissima impronta personale e centrando sempre il fuoco del messaggio che vuole lanciare.
Allo stesso tempo non mi piace. Perché non viene incontro al mio gusto personale purtroppo.
Si perde in trovate visive pedanti, in costruzioni di spazi inutili (qualcuno mi spiega la rincorsa nel bosco tra Emma Stone e il futuro marito?) nell’inserimento di trovate un po’ troppo elaborate e intellettuali. Film bello sì, ammalato a punto giusto, ma che non mi ha mai colpito davvero in fondo. Si pone nel confine tra film viscerale e film celebrale. Un ibrido che non mi ha mai ammaliato. Tuttavia non posso che dargli 8, ma devo dire che me lo ha un po’ strappato dalle mani.

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Il Fascino del gadget / 4 Febbraio 2019 in La favorita

Una volta emulazione estetica in favor di psicanalisi, stavolta rilettura che ricorda un’impalcatura. Più che asservito, pare quasi uno specchietto nostalgico che “urla” sottotesti assoggettato dal compiacimento e convenzionalismo. Lanthimos si potrebbe tranquillamente paragonare ad un funko pop di Kubrick.

Cinema magistrale / 31 Gennaio 2019 in La favorita

Film tecnicamente davvero ben fatto, perfetto nelle inquadrature, nelle interpretazioni, nei costumi, nei dialoghi e nelle musiche(se non fosse blasfemo direi che e’ al livello di Barry London di Stanley Kubrick).
Quella che viene descritta è una storia d’amore e di debolezza dell’animo umano ormai devastato dalla malattia e dalla paura di perdere la persona amata.
Olivia Colman è bravissima nel ruolo della fragile regina Anna (non so se sia stata candidata all’Oscar per questa sua interpretazione ma di sicuro la meriterebbe) ma Rachel Weisz ed Emma Stone non le sono da meno.
Il finale è bellissimo, cinico ma bellissimo.

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La rappresentazione di un sistema di forze / 28 Gennaio 2019 in La favorita

Con La favorita, Yorgos Lanthimos affronta per la prima volta il cinema in costume tout court affidandosi alla descrizione di personaggi ed eventi realmente accaduti (nello specifico, la vita alla corte della regina di Gran Bretagna Anna Stuart nei primi anni del 1700).
E, sempre per la prima volta, il regista greco, qui al suo terzo film anglofono dopo The Lobster e Il sacrificio del cervo sacro, non partecipa alla sceneggiatura, lasciando la materia nelle mani dell’esordiente Deborah Davis e dell’autore televisivo Tony McNamara.
Il risultato è un film apparentemente meno allegorico, meno oscuro e, perciò, più divertente dei suoi precedenti. Posto che, guardando La favorita si rida davvero, è certo, però, che, in realtà, la filosofia di Lanthimos non è cambiata di una virgola. E, in quanto ad allegorie, La favorita è fra le migliori di Lanthimos.

Con un film fedele a temi a lui cari, quel che mette in scena il regista, infatti, è ancora un rapporto di forza. Anzi, in questo caso, un sistema di forze, inteso espressamente dal punto di vista della fisica: “Due o più forze applicate a un corpo (il regno), costituiscono un sistema di forze. Le singole forze (i personaggi della Weisz e della Stone) sono definite componenti. La forza risultante del sistema di forze (la Regina Anna/la Colman), è la forza unica che produce lo stesso effetto delle forze componenti”.

La regina è in (apparente) balia di due donne: le azioni di Anna (e il destino del regno e dei suoi abitanti) sono legate agli influssi delle due favorite che agiscono sulle sue precarie condizioni psicologiche. La Anna di Lanthimos è una quarantenne triste, sola, insoddisfatta, malata, emotivamente instabile, spesso infantile, che sembra ridurre il suo vasto regno al solo palazzo, riducendo il mondo a una scala infintesimale, come in un gioco. Per esempio, per legarla a sé quando la donna sembra allontanarsi da lei, Lady Sarah (la Weisz) insiste spesso sulla nostalgia di Anna per la loro infanzia condivisa.
Pur apparentemente debole e anche quando sembra definitivamente persa in un dedalo di intrighi, la sofferente Anna è l’unica ad avere in mano davvero le redini del gioco. Lei è la risultante che, nonostante le apparenze, afferma il proprio controllo avvalendosi dell’intensità delle sue componenti, del vigore con cui esse concupiscono lo status di privilegiate. Il loro desiderio è lo strumento con cui Anna afferma in maniera definitiva il suo potere temporale.

Per descrivere un sistema di forze apparentemente semplice eppure particolarmente complesso, Lanthimos ha fatto ricorso a una serie di interessanti soggetti femminili inseriti in un contesto sociale peculiare nel quale il ruolo della donna è particolarmente emblematico. Lontana da qualsiasi connotazione religiosa, la donna descritta da Lanthimos è una e trina: serva, regina e meretrice. Lanthimos esprime particolare ammirazione per una creatura del genere, armata di finissimo raziocinio, eppure istintiva, anzi primitiva, costantemente intenta a sopravvivere in un mondo popolato da predatori.

De La favorita, si apprezza, poi, la messinscena sontuosa, i toni dissacranti della migliore commedia nera, il terzetto di attrici (Olivia Colman – Rachel Weisz – Emma Stone) in gran spolvero, i vezzi tecnici (il fish-eye, l’uso di luci naturali, i movimenti repentini della camera fissa…).
Il lavoro di Lanthimos è un meccanismo cinematografico perfetto che, dietro la risata legata alla rappresentazione dell’assurdo, pone, come sempre, angoscia cristallina e pesantissima, disvelatrice.

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Arrivismo e conservazione / 23 Gennaio 2019 in La favorita

Il Lanthimos meno criptico, eppure, forse, tra i più efficaci, nel descrivere, o meglio, circoscrivere la condizione femminile nell’Inghilterra del XVIII secolo. E lo fa con un biopic irridente, sardonico e drammatico, che svaluta la realtà e l’annichilisce, infondendo nello spettatore quasi la stessa imponderabilità che serpeggia nella pellicola.
Yorgos Lanthimos non risparmia, in un sistema tipicamente patriarcale e maschilista, nessuna delle sue protagoniste, lanciando nella folla danza dell’egemonia e della sopravvivenza ( intesa in ogni sua sfaccettatura) persino la regina Anna, interpretata da una strepitosa Olivia Colman.
Le inquadrature e le riprese giocano un ruolo fondamentale nella narrazione, generando degli ambiti angusti nei quali il potere assume un valore assoluto, universale.
La favorita rappresenta quasi un uroboro. Un dominio che si consuma e si rinnova perpetuamente.

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