3 Recensioni su

Il club degli imperatori

/ 20026.5113 voti

no titolo / 3 Agosto 2020 in Il club degli imperatori

Un po’ L’attimo fuggente dei poveri.

Il lupo perde il pelo ma non il vizio / 22 Luglio 2020 in Il club degli imperatori

Il club degli imperatori trasmette palesemente ed immediatamente un retrogusto alla Attimo fuggente, ma sebbene non raggiunga lo stesso livello di poesia, ci si avvicina, regalando comunque piacevoli sensazioni ma soprattutto un buon insegnamento. Un film piacevole che scorre bene e con buoni personaggi. Forse a tratti un po’ idealista e paternalista, ma mai banale e noioso. Un film che guardo con piacere da quando ero un bambino e che sarà sempre un piacere vederlo e rivederlo.

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Sono Pazzi Questi Yankees / 6 Novembre 2011 in Il club degli imperatori

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Bravo e onesto Kline, ma il film è tremendo: retorico, prevedibile, stereotipato, scopiazzato! (oltre all’ambientazione collegiale, ovviamente lecita, ed alla fascinosa figura del professore-timoniere, altrettanto lecita ma ormai noiosa, c’è una sequenza presa pari pari da L’attimo fuggente, ovvero quella delle riviste porno, vedere per credere)
La collocazione temporale (prima metà degli anni Settanta) è assolutamente ininfluente e infatti alcuno si è premurato di caratterizzare costumi o scenografie o di far confluire nel racconto qualche elemento che richiamasse anche solo marginalmente gli accadimenti sociali e storici del periodo, poster di Dylan e della Bardot a parte.

Il messaggio del film è blando, spocchioso, perfino arcadico ed è davvero fastidioso vedere la storia romana, la nostra (quella che, comunque, le ultime riforme scolastiche nazionali hanno praticamente eliminato dai libri di testo, per inciso) ridotta ad un quiz del calibro di Chi vuol esser milionario? per la vanagloria della futura classe dirigente yankee che, in un tripudio di toghe e colonne di cartapesta, sogna di essere eletta Cesare-per-un-giorno.
Posticcia, poi, la reiterata vittoria dell’immigrato di turno (di cui, nella versione italiana, è stata mantenuta una cadenza esotica, mah), giusto per sottolineare che gli Stati Uniti concedono davvero una chance a tutti.

Partigianeria ruffiana da due soldi, la mia? E chi lo sa.
Resta il fatto che, per tornare alla mera vicenda narrativa, perfino l’irreprensibilità del professore, alla lunga, stanca, e quando la sua presa di coscienza del proprio fallimento come educatore viene lavata ben presto via dalla bontà di un ex-alunno, beh, fa perfino rabbia: ma come? Te la cavi leggiadramente così? Con una confessione postuma ed una pacca sulla spalla?

Insomma, questa pellicola è una di quelle elegie a stelle e strisce che, ormai, mi danno un leggero voltastomaco.

Nota sugli attori, tutti noti, ma ai tempi quasi alle prime armi: Hirsch, così giovane, è -fisicamente- una timida via di mezzo tra River Phoenix e Jack Black; Paul Dano, con capelli biondicci, occhiali e sciarpona, sembra un Harry Potter cinematografico ante-litteram; Jesse Eisenberg, incredibile, ha la stessa faccia e gli stessi capelli da dieci anni a questa parte.

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