21 Gennaio 2013
Oggi io e Peter-Matto-Greenaway, insieme a Micheal Niman(yeah) riflettiamo sulla nobiltà inglese e sui disegni che ritraggono le vedute delle della detta nobiltà magioni.
Un disegnatore viene ingaggiato per realizzare 12 vedute di Compton House dalla moglie del proprietario (barone/conte o quel che era). Con regolare contratto, in cui sta scritto che lei gliela dà. Con piglio militaresco, il disegnatore istruisce tutti gli abitanti della casa affinché lascino i luoghi sgombri a determinate ore per poterli ritrarre. Nel frattempo, anche la figlia del barone, sposata ad una specie di fucking austraco che parla con accento ein swei e gay, sempre tramite contratto davanti a notaio, si accorda per dargliela. Il barone, che si redeva essere in viaggio, viene trovato morto. Le statue dei giardini prendono vita, e girano nude sullo sfondo abbandonando le fontane e le colonne dove erano situate.
Nei disegni si nascondono indizi inequivocabili (ehm?).
Capito, no?
No, comunque la morale se ho ben capito è che l’arte se la prende in quel posto da parte della nobiltà dominante, anche se credeva di essere riuscita a metterci il guinzaglio.

L’ho visto un sacco di tempo fa, e non ci avevo capito una mazza (almeno, così mi sembra di ricordare). Meno male che la tua recensione mi ha illuminata! (Vedi espressione dell’avatar)
mannò mannò @wazovski, in realtà va tutto a interpretazione 😀 e nemmeno ricordo, magari la morale l’avevo letta da qualche parte e nemmeno l’avevo capita io. Insomma, son film un po’ così, non è indispensabile capire. Credo :/
Aaaaah! Bon, mi consolo!