7 Recensioni su

I morti non muoiono

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Non è un film sugli zombie è un film sui film sugli zombie / 14 Febbraio 2020 in I morti non muoiono

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Premetto che non sono un grande conoscitore del genere horror e dei film sugli zombie, difetto quindi nel riconoscere gran parte delle citazioni inserite nel film. Però ho davvero apprezzato il film e il modo in cui Jarmush ribalta completamente il genere, utilizza gran parte dei cliche e dei meccanismi narrativi che caratterizzano molti film di questo genere e li stravolge completamente sia dal punto di vista narrativo che per quanto riguarda il ritmo. Dove dovrebbe esserci un ritmo caotico il ritmo è lento, nel momento in cui dovrebbe scoppiare il panico per ciò che accade nel diner non accade niente anzi gli attori ripetono tre volte la stessa azione e la reazione è identica comprese le loro battute (recitate con dei tempi comici che ho trovato perfetti al millesimo), proprio a sottolineare la banalità di molti film. Un altra scena che evidenzia questo aspetto è quella in cui Chloë Sevigny ha bisogno di essere rincuorata aspettandosi dai suoi colleghi frasi come “andrà tutto bene” o “è solo un brutto sogno” mentre Adam Driver continua a ripetere che non andrà per niente bene e continuerà per tutto il film.
Proprio per questo ho apprezzato anche l’utilizzo del linguaggio metacinematografico che si scopre piano piano durante la pellicola partendo dalla colonna sonora, passando per la battuta di Bill sull’improvvisazione fino alla definitiva rivelazione di Adam Drive sulla lettura dello script. Non vorrei azzardare troppo perché ripeto che non conosco benissimo il genere, ma immagino che il buon Jim per completare l’opera abbia inserito un messaggio volutamente banale e forse proprio per questo non banale. Questo non è un film sugli zombie è un film sui film sugli zombie.

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Film piatto come l’encefalogramma degli zombie / 10 Febbraio 2020 in I morti non muoiono

Le persone di una piccola e sonnacchiosa cittadina devono fronteggiare un’improvvisa invasione di zombi.
Qualche strano evento succede nella cittadina di Centerville; il poliziotto Cliff Robertson (Bill Murray) e il collega Ronnie Peterson (Adam Driver) dovranno fronteggiare un’improvvisa invasione di zombi.
Ritmo e dialoghi estremamente lenti che si adeguano al ritmo un po’ sonnacchioso della piccola cittadina rurale; la scena si divide tra vari personaggi. Qualche battuta e situazione quasi comica rendono simpatico il film anche se a volte il ritmo è di una lentezza esasperante.
Oltre agli zombi, merita una citazione il personaggio stravagante di Zelda Winston che non poteva che essere interpretato da Tilda Swinton.
Nel resto del cast da citare Chloe Sevigny nei panni dell’agente Minerva, spaventata dall’invasione, Steve Buscemi è l’agricoltore Frank Miller, Danny Glover è Hank (Colui che trova i corpi della tavola calda), Selena Gomez è la sexy Zoe, Iggy Pop è uno zombie mentre Tom Waits è Bob l’eremita.

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Commento + Videorecensione / 27 Ottobre 2019 in I morti non muoiono

Delusione immensa. Ripetitivo, inutilmente lungo e inutilmente retorico. Il lato “comedy” / grottesco non mi ha fatto sorridere manco una volta, irritandomi tantissimo. Anche le cose che avrebbero “fatto ridere” sono messe in scena con una tale piattezza, sicuramente voluta, da irritarmi soltanto. Per non parlare dello sfondamento della quarta parete, sul quale preferirei quasi non esprimermi. Il film vorrebbe omaggiare il grande Romero ma non ha nè la stessa potenza visiva nè la stessa profondità narrativa. E in questa pellicola piena di attoroni famosi usati quasi come clickbait per andarlo a vedere (come uno Steve Buscemi messo a caso) il punto chiave “romeriano” più interessante del film (zombie che fanno le stesse cose che facevano in vita) non viene manco approfondito un minimo. E diventa mero, e solo, oggetto di gag che già vedevamo nel trailer. Ci aggiungo pure che il finale è di un moralismo e di una banalità imbarazzante. VIDEORECENSIONE QUI: https://youtu.be/bcoX2s87wm4

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Un film nato morto / 5 Ottobre 2019 in I morti non muoiono

A quanto pare Bill Murray non porta fortuna ai film di zombie. Dopo Benvenuti a Zombieland (in cui aveva poco più di un cameo), eccolo protagonista (assieme all’onnipresente Adam Driver) di un altro film umoristico sugli zombie. Benvenuti a Zombieland faceva ridere poco; I morti non muoiono per niente. Murray e Driver rimangono pressoché impassibili per tutto il film, in un atteggiamento che va di gran lunga al di là della comicità deadpan più estrema, e che alla fine suscita una specie di rimbrotto di Murray al compagno: «Sembri stranamente controllato», come se lo stesso regista fosse in qualche modo perplesso dalla propria opera. Ma la spiegazione di Driver è che sa come la vicenda va a finire, e che lo sa perché ha letto il copione – una battuta che sa di stantio, e che non si perdona nemmeno a Jim Jarmusch.
Per il resto si va avanti tra conversazioni stralunate, un po’ di splatter, un’aliena che non ha nulla a che fare con la vicenda, un’ossessione per la canzone principale della colonna sonora che sfiora il product placement, qualche vago accenno all’apocalisse zombie come metafora del cambiamento climatico, che alla fine muta in metafora scontata del materialismo (“sempre più affamati di oggetti”). Iggy Pop fa una breve apparizione come zombie bevitore di caffè, Steve Buscemi interpreta uno hillbilly trumpiano, mentre Chloë Sevigny è l’unica che lascia un po’ il segno nei panni di una poliziotta impressionabile.

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I vivi non vivono / 4 Settembre 2019 in I morti non muoiono

Jarmusch disorienta lo spettatore tipico dello zombie movie con uno spettacolo farsesco e sprezzante. Una commedia pungente e caricaturale ( soprattutto nei dialoghi ) sublimata da un soggetto che il grande regista del cinema indipendente riesce a rendere suo, nonostante la miriade di omaggi e riferimenti ad altri esponenti del genere horror ( su tutti Romero).
Jarmusch confonde con la sua parabola morale infarcita di sketch e splatter, che mette le briglie a una narrazione fagocitata forse da troppe parole, ma sempre incisiva e attenta nel ritrarre un mondo alla deriva, dove gli stessi vivi non sono che claudicanti comparse di uno show già visto. Di una dimensione vinta dall’incomunicabilità, dal consumismo, dal desiderio di emergere e di conquistare.
Un capitalismo che si può contrapporre a quello alieno descritto da Carpenter in They Live, la metafora è la medesima, cambia solo la maschera.
Di certo Jarmusch non ha paura di riportare contenuto a un genere ormai sprofondato nel gore più esplicito, pur donandone la giusta misura, e così, all’occhio dell’interlocutore contemporaneo, può apparire prolisso, ridondante, ma è lo stesso Jarmusch di sempre, solo che non narra di mistici viaggi intrapresi da William Blake, o di sepolcrali amanti vinti dall’immortalità e dall’abitudine, ma di non morti, zombie, che incontriamo tutti i giorni al bar, in metropolitana o alla fermata di un autobus.

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I morti non muoiono, il film è defunto / 8 Luglio 2019 in I morti non muoiono

Tra film, serie tv, fumetti e videogiochi, quello della “zombie apocalypse” è forse il genere più abusato. Normale nel 2019 averne le palle piene, ma Jarmusch – da snob qual è – se ne infischia e butta fuori una commedia (che incredibilmente non diverte mai) mista ad horror (che non ha né ritmo né momenti di tensione). Il buon Jim si destreggia tra due generi fallendo su entrambi i fronti. Insomma, se neanche Bill Murray riesce a strapparti un sorriso, significa che hai fatto davvero un pasticcio. I morti non muoiono è una sorta di mix dei film precedenti di Jarmusch con un cast stellare. Il problema è che i personaggi sono scritti davvero male (salvo solo lo zoticone Buscemi e forse la Swinton, che in lingua originale avrebbe probabilmente avuto il suo perché). Nessuno dice mai qualcosa di divertente. Nessuno fa mai qualcosa di interessante. Non c’è un solo dialogo memorabile. Tra espedienti metacinematografici, in cui ad esempio lo stesso regista si fa dare dello stronzo da Murray (giustamente aggiungo io) e citazioni di film horror, l’opera scorre via lenta tra sbadigli e scene viste in milioni di film. Romero – fosse vivo – potrebbe chiedere i diritti. Pure il messaggio anti-consumismo è rubato dalla sua saga zombesca. Eppure di ottime commedie con i non morti ce ne sono: L’alba dei morti dementi, Benvenuti a Zombieland e Planet Terror su tutte. Il cineasta statunitense avrebbe dovuto prendere appunti da lì. Un voto in meno per la sparata su Nintendo e il Game Boy: anche in questo caso bersaglio sbagliato alla grande.

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Tragedia surreale / 6 Luglio 2019 in I morti non muoiono

Questo è un film pienamente jarmusch-iano, perlomeno nel ritmo blandissimo del racconto e nei modi con cui Jim Jarmusch ha deciso di raccontare al pubblico il suo punto di vista sulla situazione della società contemporanea, con particolare riguardo agli Stati Uniti.
Perché questo deve essere chiaro da subito: I morti non muoiono è un horror sia nella forma che nei contenuti (e non parlo della presenza degli zombie e dei dettagli splatter), ma non è un horror canonico (come, d’altronde, non lo erano i film di zombie di George A. Romero, qui iper-citato, o gli horror sociopolitici di Carpenter). L’uso della metafora è esplicito e lampante e so bene che non dico niente di nuovo, nel sottolinearlo.
Jarmusch non ha una grande simpatia per l’edonista società dei consumi e prova a rappresentare questo disprezzo con un film bizzarro e interessante, anche se non sempre centrato.

Il parallelismo tra morti che ritornano in vita perché non vogliono morire e morti che camminano sulla Terra senza sapere di essere morti (dentro) è abbastanza semplice e lineare e, secondo me, non desta particolare interesse.
Quel che colpisce, invece, è il cinismo di Jarmusch che, in questo film, non lascia scampo a nessuno (se non agli alieni e ai vagabondi), neppure ai bambini. Per lui, chiunque abbia avuto esperienza di un appagamento di desideri materiali attraverso il sistema capitalistico sembra destinato alla dannazione. Apocalittico.

In questo senso, mi pare che I morti non muoiono si riallacci bene agli ultimi due film di fiction di Jarmusch, Solo gli amanti sopravvivono (2013) e Paterson (2016).
Il filo conduttore dell’ideale trittico (non so se questa trinità cinematografica fosse davvero nelle intenzioni di Jarmusch, intendiamoci) è l’atarassia, la democrita ed epicurea assenza di agitazione a favore di una completa pace dell’anima. I vampiri del primo film e l’autista di bus del secondo hanno molto in comune con l’eremita dei boschi di quest’ultimo lavoro.
Tutti trovano intima soddisfazione nella contemplazione e nel godimento della bellezza. Arte, musica e letteratura: i vampiri. Quotidianità, cascate, poesie e risvegli abbracciati alla propria fidanzata: l’autista. Vita a stretto contatto con gli aspetti più primitivi della Natura: l’eremita.
Tutti questi personaggi sembrano alienati, perché differiscono dalla massa per via dei loro stili di vita, ma Jarmusch suggerisce che sono i più sani fra tutti quelli che circolano sul pianeta. Marziani escusi, ovviamente.

Quel che, forse, nel film non gira a pieno regime è l’elemento comico, affidato perlopiù alla pur brava coppia Bill Murray-Adam Driver e a una gelida Tilda Swinton (che, nella versione originale del film, parla con accento scozzese, che pare sia una specie di cliché comico, negli USA). Ma, in fondo, questa è una tragedia. Surreale (anche per via della chiave di lettura metafilmica suggerita dal personaggio di Driver), ma pur sempre una tragedia. E ci siamo dentro tutti fino al collo.

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