I morti non muoiono
/ 20196.0134 votiPoliziotti e abitanti di una cittadina di provincia americana si ritrovano a fronteggiare un'improvvisa invasione di zombie.
Stefania ha scritto questa trama
Titolo Originale: The Dead Don't Die
Attori principali: Bill Murray, Adam Driver, Tilda Swinton, Chloë Sevigny, Steve Buscemi, Danny Glover, Caleb Landry Jones, Selena Gomez, Austin Butler, Luka Sabbat, Rosie Perez, Eszter Balint, Iggy Pop, Sara Driver, RZA, Carol Kane, Larry Fessenden, Rosal Colon, Sturgill Simpson, Jodie Markell, Charlotte Kemp Muhl, Maya Delmont, Taliyah Whitaker, Jahi Di'Allo Winston, Tom Waits, Kevin McCormick, Sid O'Connell, Norman Aaronson, Alyssa Maria App, Monica Ayres, Lorenzo Beronilla, Justin Clarke, Mick Coleman, Vin Craig, Joseph Anthony Davis, Kimberly Michelle Doherty, Austin Ferris, Brad Groux, Lexa Hayes, David Hilfstein, Ren Hsieh, Talha Khan, Michael Lanuto, Anastasia Veronica Lee, Branden Marlowe, Jonah Marshall, Julia Morrison, Deneane Niebergall, Oliver Patnode, Paul Pesco, Wayne Pyle, Willoughby Pyle, Thomas Racek, Jerry Schroader, Jude Selenis, Dorothea Swiac, Vinnie Velez, Sophia Menja Weinman, Willis Williams, Mostra tutti
Regia: Jim Jarmusch
Sceneggiatura/Autore: Jim Jarmusch
Fotografia: Frederick Elmes
Costumi: Catherine George
Produttore: Joshua Astrachan, Carter Logan
Produzione: Usa
Genere: Commedia, Horror
Durata: 104 minuti
Dove vedere in streaming I morti non muoiono
ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama
Premetto che non sono un grande conoscitore del genere horror e dei film sugli zombie, difetto quindi nel riconoscere gran parte delle citazioni inserite nel film. Però ho davvero apprezzato il film e il modo in cui Jarmush ribalta completamente il genere, utilizza gran parte dei cliche e dei meccanismi narrativi che caratterizzano molti film di questo genere e li stravolge completamente sia dal punto di vista narrativo che per quanto riguarda il ritmo. Dove dovrebbe esserci un ritmo caotico il ritmo è lento, nel momento in cui dovrebbe scoppiare il panico per ciò che accade nel diner non accade niente anzi gli attori ripetono tre volte la stessa azione e la reazione è identica comprese le loro battute (recitate con dei tempi comici che ho trovato perfetti al millesimo), proprio a sottolineare la banalità di molti film. Un altra scena che evidenzia questo aspetto è quella in cui Chloë Sevigny ha bisogno di essere rincuorata aspettandosi dai suoi colleghi frasi come “andrà tutto bene” o “è solo un brutto sogno” mentre Adam Driver continua a ripetere che non andrà per niente bene e continuerà per tutto il film.
Proprio per questo ho apprezzato anche l’utilizzo del linguaggio metacinematografico che si scopre piano piano durante la pellicola partendo dalla colonna sonora, passando per la battuta di Bill sull’improvvisazione fino alla definitiva rivelazione di Adam Drive sulla lettura dello script. Non vorrei azzardare troppo perché ripeto che non conosco benissimo il genere, ma immagino che il buon Jim per completare l’opera abbia inserito un messaggio volutamente banale e forse proprio per questo non banale. Questo non è un film sugli zombie è un film sui film sugli zombie.
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Le persone di una piccola e sonnacchiosa cittadina devono fronteggiare un’improvvisa invasione di zombi.
Qualche strano evento succede nella cittadina di Centerville; il poliziotto Cliff Robertson (Bill Murray) e il collega Ronnie Peterson (Adam Driver) dovranno fronteggiare un’improvvisa invasione di zombi.
Ritmo e dialoghi estremamente lenti che si adeguano al ritmo un po’ sonnacchioso della piccola cittadina rurale; la scena si divide tra vari personaggi. Qualche battuta e situazione quasi comica rendono simpatico il film anche se a volte il ritmo è di una lentezza esasperante.
Oltre agli zombi, merita una citazione il personaggio stravagante di Zelda Winston che non poteva che essere interpretato da Tilda Swinton.
Nel resto del cast da citare Chloe Sevigny nei panni dell’agente Minerva, spaventata dall’invasione, Steve Buscemi è l’agricoltore Frank Miller, Danny Glover è Hank (Colui che trova i corpi della tavola calda), Selena Gomez è la sexy Zoe, Iggy Pop è uno zombie mentre Tom Waits è Bob l’eremita.
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A quanto pare Bill Murray non porta fortuna ai film di zombie. Dopo Benvenuti a Zombieland (in cui aveva poco più di un cameo), eccolo protagonista (assieme all’onnipresente Adam Driver) di un altro film umoristico sugli zombie. Benvenuti a Zombieland faceva ridere poco; I morti non muoiono per niente. Murray e Driver rimangono pressoché impassibili per tutto il film, in un atteggiamento che va di gran lunga al di là della comicità deadpan più estrema, e che alla fine suscita una specie di rimbrotto di Murray al compagno: «Sembri stranamente controllato», come se lo stesso regista fosse in qualche modo perplesso dalla propria opera. Ma la spiegazione di Driver è che sa come la vicenda va a finire, e che lo sa perché ha letto il copione – una battuta che sa di stantio, e che non si perdona nemmeno a Jim Jarmusch.
Per il resto si va avanti tra conversazioni stralunate, un po’ di splatter, un’aliena che non ha nulla a che fare con la vicenda, un’ossessione per la canzone principale della colonna sonora che sfiora il product placement, qualche vago accenno all’apocalisse zombie come metafora del cambiamento climatico, che alla fine muta in metafora scontata del materialismo (“sempre più affamati di oggetti”). Iggy Pop fa una breve apparizione come zombie bevitore di caffè, Steve Buscemi interpreta uno hillbilly trumpiano, mentre Chloë Sevigny è l’unica che lascia un po’ il segno nei panni di una poliziotta impressionabile.
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Jarmusch disorienta lo spettatore tipico dello zombie movie con uno spettacolo farsesco e sprezzante. Una commedia pungente e caricaturale ( soprattutto nei dialoghi ) sublimata da un soggetto che il grande regista del cinema indipendente riesce a rendere suo, nonostante la miriade di omaggi e riferimenti ad altri esponenti del genere horror ( su tutti Romero).
Jarmusch confonde con la sua parabola morale infarcita di sketch e splatter, che mette le briglie a una narrazione fagocitata forse da troppe parole, ma sempre incisiva e attenta nel ritrarre un mondo alla deriva, dove gli stessi vivi non sono che claudicanti comparse di uno show già visto. Di una dimensione vinta dall’incomunicabilità, dal consumismo, dal desiderio di emergere e di conquistare.
Un capitalismo che si può contrapporre a quello alieno descritto da Carpenter in They Live, la metafora è la medesima, cambia solo la maschera.
Di certo Jarmusch non ha paura di riportare contenuto a un genere ormai sprofondato nel gore più esplicito, pur donandone la giusta misura, e così, all’occhio dell’interlocutore contemporaneo, può apparire prolisso, ridondante, ma è lo stesso Jarmusch di sempre, solo che non narra di mistici viaggi intrapresi da William Blake, o di sepolcrali amanti vinti dall’immortalità e dall’abitudine, ma di non morti, zombie, che incontriamo tutti i giorni al bar, in metropolitana o alla fermata di un autobus.
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