Recensione su The day after tomorrow - L'alba del giorno dopo

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Popcorn e politica / 14 Settembre 2016 in The day after tomorrow - L'alba del giorno dopo

Quando si sente parlare di disaster movie scatta automatica la visione relax, mediante la quale ci lasciamo avvolgere dalle spire della trama senza stare troppo a controllare gli elementi critici del film. Un po’ è vero, ed Emmerich lo sa bene; tutto regge sulla forza visiva e sonora degli eventi apocalittici e sulla capacità del gruppetto di sopravvissuti di superare gli ostacoli mantenendo una foglia di fico di verosimiglianza. C’è da aggiungere però che l’elemento politico in questo specialista del blockbuster ha una sua connotazione precisa (si veda l’ondata di immigrazione clandestina al contrario, da USA a Messico), e c’è una certa cattiveria visionaria sottotraccia (i tornado spazzano la scritta Hollywood, la Capitol Records, simboli dell’enterteinment ad alto budget). Alcune aggiunte sono suggestive ma artificiose (i lupi in CG, fintissimi, con movimenti quasi da cartoon), il ricongiungimento famigliare è l’ossatura immancabile di queste storie ovviamente già viste in un infinità di piccolissime varianti.

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