13 Recensioni su

The Danish Girl

/ 20157.4506 voti

Poesia… 7 / 14 Febbraio 2017 in The Danish Girl

Una pellicola poetica, che oltre raccontare la storia di cui tutti sappiamo, racconta il legame e l’amore che va oltre tutto. Redmayne è davvero bravo, sia nel ruolo di Einar, che in quello della giovane Lili, in cui a parer mio da il proprio meglio, tira fuori tutta la femminilità e tenerezza del personaggio.
Ben diretto, ottimamente recitato anche se un po’ lento, ma di grande impatto.
Un bel 7.

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Una storia vera… / 9 Settembre 2016 in The Danish Girl

… ma (da quello che ho letto) molto adattata alle sale cinematografiche; lo scopo era generare lacrime 🙂
Detto questo il film mi è piaciuto molto, forse l’inizio un po’ lento (se non conosci la trama), ma poi con l’addentrarsi nella storia non puoi fare a meno di guardarlo. Ho trovato superlativa l’interpretazione di Redmayne (Einar/Lili), al pari di Hawking in La teoria del tutto, e non da meno è stata quella di Vikander (Gerda). Sia l’uno che l’altra, con i loro sguardi, con i loro movimenti (molto spesso in primo piano), ti rendono partecipe del dramma che entrambi i personaggi stanno vivendo. La conclusione è un po’ affrettata rispetto alla storia vera, ma va bene così.
E’ un film che tutti dovrebbero vedere, in modo particolare quelli che hanno preconcetti sui transgender e la sessualità.

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Per chi ha paura del diverso / 8 Agosto 2016 in The Danish Girl

La storia del primo transgender in un’epoca ancora molto lontana dai giorni d’oggi. Con le stesse paure e il solito razzismo che quotidianamente purtroppo ancora oggi sopportiamo.
Ma è anche la storia di un grande amore che va oltre il possesso. E’ solamente voler il bene di chi si ama. Non capita molto spesso, l’egoismo imperversa…
“Io ti amo perché sei l’unica persona che mi ha reso possibile”.
Einar Wegener (Eddie Redmayne) non ha mai voluto capire che il suo animo femminile va ben oltre il suo sentire e grazie alla moglie riuscirà a completare questa sua trasformazione in quello che ha sempre desiderato essere: diventare Lili Wegener.
“Ho voluto bene a poche persone nella mia vita e tu sei due di loro”
Ad maiora!

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7 Luglio 2016 in The Danish Girl

Fantastico / 26 Aprile 2016 in The Danish Girl

Mi è piaciuto davvero moltissimo, anche se speravo con tutta me stessa che il finale fosse diverso. Però sono contenta che ancora oggi Lily sia d’esempio.

7 / 8 Aprile 2016 in The Danish Girl

Ho appena smesso di asciugare le lacrime della mia migliore amica perché questo film indubbiamente fa piangere. È stato postato poco tempo fa ma è stato rovinato da alcuni commenti pieni di razzismo che ne hanno rovinato tutta la poesia. È la storia del primo transgender che si è sottoposto ad una chirurgia di cambio sesso. Fotografia e scenografia stupende. Attori tutti bravissimi. C’è il migliore amico del protagonista che è la copia sputata di Putin ( credo che la scelta sia stata fatta apposta per poter ridere un attimo). Stavo per piangere anche io ma ho finito le lacrime per altri motivi miei personali.

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Un tema particolare per un film ordinario / 23 Marzo 2016 in The Danish Girl

Ma come, mi dico: Alicia Vikander è fenomenale, Eddie Redmayne è bravo e certi set mi facevano voglia di andare a dipingere in Danimarca, eppure…
Eppure il film è un compito che se non avesse visto regista e cast in questione sarebbe probabilmente passato inosservato.
Non sono trans e non conosco trans di persona, ma la caratterizzazione di Lili mi è parsa tra l’improbabile e la macchietta. Per citare alcune delle cose che mi hanno infastidito: Gerda e Einar parlano di Lili come se fosse una terza persona, un gioco, un’altra personalità di Einar, e non come se Einar fosse di fatto Lili; Lili parla pochissimo, nel tirar fuori la donna che c’è in sé diventa passiva, remissiva, taciturna, e viene da immedesimarsi in Gerda perché Lili dà davvero poco allo spettatore; diventare Lili significa abbandonare la pittura, come se per poter essere donna dovesse abbandonare anche tutto quello che la rendeva uomo — peccato che la pittura non ti renda intrinsecamente uomo. Poi boh, magari sto dicendo solo un mare di caz**te e mi aspetto di essere smentito.
The Danish Girl tratta un tema delicato e particolare in maniera noiosa e ordinaria. Stupisce come la vera storia sia stata presa soltanto come spunto da inquadrare in un film edulcorato adatto a un pubblico di borghesi cisgender. Anzi, forse non stupisce affatto.

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L’arte c’è, ma sfuma / 28 Febbraio 2016 in The Danish Girl

Sebbene il/la protagonista sia uno/a e quindi il focus lo abbiamo sullo stesso, ma in una pellicola necessitiamo un coinvolgimento, seppur minimo, anche dalle parti secondarie.
Riusciamo si a immedesimarci nel ruolo principale, ma ci perdiamo se nei frame non vediamo Redmayne, il che può risultare a tratti noioso.
Un’incredibile storia senza dubbio, che vien ben raccontata nelle due ore di film, sembrano calcare delle imperfezioni qua e là riguardo ad un montaggio disambiguo e scostante per certe situazioni, mentre più lungo per altre, una scelta che non ha creato il senso sperato di continuità visti i salti temporali intangibili.
Il voto piu’ che sufficiente lo prendono i costumi, le ambientazioni, i colori d’ogni scenario che si rifanno alle emozioni del protagonista e alla fine, ma di sicuro non per importanza, per Eddie Redmayne, validissimo concorrente agli oscar come miglior attore, che spero vincere vista la caratura che è riuscito a dare al film che altrimenti sarebbe parso particolarmente piu’ blando e distaccato dallo spettatore.

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Ottima storia vera / 28 Febbraio 2016 in The Danish Girl

Scrivo questa recensione 12 ore prima della cerimonia degli oscar.
Se Redmayne togliesse l’oscar a Di Caprio, non ci sarebbe niente di immeritato.
Adoro i film tratti da storie vere. Film intelligente e da sbattere in faccia ai vari Adinolfi, Giovanardi, Gasparri.

“La palude è dentro di me” / 24 Febbraio 2016 in The Danish Girl

Film molto intenso e a tratti leggermente più esplicito di quanto mi aspettassi (sono molto contenta che non abbia subito censure) senza mai, però, perdere garbo e finezza o cadere nel caricaturale. Redmayne immenso ma la Vikander lo è forse anche di più. E poi c’è il paesaggio danese, quasi una metafora dello stato interiore dei protagonisti, con la sua malinconia intrinseca che sento molto mia… in sostanza non ho potuto non amarlo.

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Commovente! / 22 Febbraio 2016 in The Danish Girl

Una storia delicata e toccante.
Non solo il cambiamento di un uomo in donna, percorso difficile e toccante, ma il grande amore di una coppia che va oltre ogni cosa. Amare qualcuno significa anche lasciarlo andare.
Intenso e meraviglioso.

Eddie Redmayne e Alicia Vikander bravissimi ma lui di nuovo da Oscar, riesce a modellare il suo corpo così bene da essere sempre molto credibile.

Eccezionale.

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. / 20 Febbraio 2016 in The Danish Girl

Melodramma carino e composto, ristretto alla dimensione più intima dei protagonisti e dei loro pochi amici, esteticamente curatissimo e bellissimo, impreziosito da paesaggi meravigliosi e dai costumi ricchi dell’epoca. Per quanto riguarda il nucleo della storia non c’è poi molta voglia di concentrarsi sull’aspetto più corporeo della faccenda, quello che viene mostrato è semmai il tormento mentale del protagonista e della moglie, pilastro del film con la sua accettazione prima ambigua e poi sempre più affettuosa del cambiamento del marito. Eddie Redmayne ha sicuramente l’aspetto adatto per un ruolo del genere ma alla resa dei conti si lascia andare ad una recitazione troppo estatica, colma di sorrisoni, smorfie e sospiri che ho trovato eccessiva; meglio la Vikander nei panni della moglie, più sfaccettata ed efficace, ma comunque non la mia preferita di quest’anno in ottica Oscar. Nella seconda metà ritengo che il film sia peggiorato, raccontando in maniera più superficiale la storia e concludendo con una scena finale troppo didascalica e sfacciata, nel tentativo non riuscito di far colpo e smuovere lo spettatore, a coronamento di un film pensato e costruito per adeguarsi a tutti gli stilemi del genere.

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Un amore che vuole cambiare la storia. / 18 Febbraio 2016 in The Danish Girl

Il sesso e la carne, la mente e il cuore: poche questioni, come queste, riescono a rientrare in un ampio spettro di rischio quando scrittori e cineasti si accingono ad affrontarle. E nel caso di “The Danish girl” ancora di più, trattandosi di un’escursione nell’area emozionale di una donna in semiveglia in un corpo maschile: quello del pittore danese Einar Wegener. Sulla base di documentazioni perlopiù fittizie e in parte distrutte nel periodo nazista, il progetto comincia a prendere vita nel 2001, grazie alla versione dei fatti (piuttosto romanzata) dello scrittore David Ebershoff. Il soggetto, divenuto oggetto di interesse soltanto otto anni più tardi, passa per le mani di diversi registi: da Tomas Alfredson (“La talpa”) a Lasse Hallström (“Buon compleanno Mr. Grape”, “Chocolat”), ad altrettante attrici che avrebbero dovuto interpretare i ruoli principali; ma nessuno se ne interessò tanto quanto Tom Hooper, che prese in mano le redini della faccenda e sul set de “Les misérables” propose a Eddie Redmayne di dare un’occhiata allo script, convinto di aver trovato la persona più adatta per interpretare sia Einar che Lili.

E Hooper non ebbe tutti i torti: Redmayne, che dal canto suo si è già assicurato il benestare dell’Academy con “La teoria del tutto”, con la sua poliedria conferisce a Lili un’aura del tutto particolare, di calda e tenera innocenza, che concretizza il senso del suo peregrinare verso una ferma presa di coscienza personale e sessuale. Lili appare in scena come una presenza fluttuante: una morbida rimembranza lasciata da un sogno, che acquisisce via via contorni più decisi, sottolineando quanto la sua venuta sia stata attesa e voluta dallo stesso Einar. La regia, a tal proposito, interviene degnamente con inquadrature volte ad un accompagnamento discreto, che non indugiano nel sottolineare una diversità, bensì l’adattamento di Einar / Lili ai canoni femminili, anche quelli più tradizionali. Invece Gerda (Alicia Vikander), compagna fedele, si dimostra anche disinibita e fuori dagli schemi, tutt’altro che avvezza alle regole sociali o agli stereotipi. Difatti, in segno di rottura con quella conformità tanto anelata da Lili, sua creatura, Gerda rivela un’allure spiccatamente sensuale e slacciata da ogni tipo di pregiudizio, lasciando indizi qui e lì a far trapelare una sua natura bisessuale: dall’eccitazione provata alla vista di Einar con la sua camicia da notte all’utilizzo del bocchino, che all’epoca era considerato una sorta di simbolo della “lesbica chic”.

I primi piani su entrambe sono piuttosto insistenti, come di consuetudine per il cinema nordeuropeo, per carpire i loro pensieri e tormenti, ma rispettosi e tenuti sempre entro un’oculata demarcazione di riservatezza nei confronti di due esseri umani che, in ogni caso, sono caratterizzati da una natura fragile. Emergono come fulcri narrativi e cinematografici i temi dello sguardo e dello specchio: il primo, di derivazione voyeuristica, trasmette la sottomissione, il potere, ma anche l’imitazione atta all’incasellamento in un genere piuttosto che in un altro; il secondo, percettibile pure nell’immagine della locandina, è strettamente connesso non solo all’atteggiamento che Gerda e Lili hanno l’una verso l’altra, ma al titolo stesso del film, che non stabilisce chi sia la vera protagonista della storia, creando uguaglianza e comunione tra le due donne. Essendo “The Danish girl” un film che d’arte parla e si nutre, non poteva non esprimersi tramite una fotografia dal sapore pittorico, giocata con colori vibranti e complementari, rendendolo un dipinto in-motion cromaticamente armonioso. Il pregio più grande di Hooper è stato quello di eludere con classe ogni forma di caricatura della transessualità, essendo la sua un’opera insolita, che non è una storia d’amore, ma porta alla luce un amore che vuole cambiare la storia.

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