Recensione su The Counselor - Il procuratore

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6 Febbraio 2014

Diretto da Ridley Scott e scritto da Cormac McCarthy (The Road) “Cameron Diaz fa una spaccata sul parabrezza di una Ferrari gialla e viene” meglio noto come The Counselor è un film che si muove agilmente fra nudo, scene divertenti e al limite dell’assurdo, opulenza, violenza esplicita e violenza celata. The Counselor non è solo questo, è una tragedia dai risvolti distruttivi.
E’ stata una bella sorpresa e, che se ne dica, ve lo consiglio caldamente. Tutto ruota attorno alla discesa, nell’Ade, di tre personaggi. Più di una discesa stiamo parlando di un aereo che precipita e di brutto.

Voglio dire, quel che succede al trio accade in virtù delle azioni sbagliate compiute negli anni, scelte di vita azzardate, sono tutti e tre (in un modo lieve l’avvocato) appartenenti della mala. La mala tipica dei film americani, quella sgargiante, che alla fine ti fa tifare per essa stessa.
Il punto è, non avevano previsto il Cartello.
Il Cartello e Cameron Diaz, femme fatale di tutto rispetto. Una Cameron Diaz da borgata, pesante, volgare ma allo stesso tempo micidiale e velenosa come una serpe.

Cosa succede ai nostri cattivi buoni ?
Un avvocato (interpretato da Fassbender) accetta la proposta di un suo amico e cliente di prelevare un carico di cocaina. Apparentemente non avrebbe nessun motivo per farlo ma il diamante da comprare alla ragazza, nonché sua futura moglie, ha un prezzo e non si comprerà certo da solo.
Diciamocelo quindi, se vuole continuare a guidare auto sportive e a vestire abiti firmati, bisogna che scenda pure ad un compromesso.
I due verranno aiutati da un certo Westray (Brad Pitt leggermente fuori forma), una specie di santone appassionato di donne. Le sue parole sono quasi un presagio, l’avvocato non è consapevole della sua situazione. Fa finta di non sapere cosa comporterebbe il fallimento dell’operazione e Westray glielo dice chiaro e tondo cosa accadrebbe a lui e alle persone che gli sono vicine qualora si venisse a trovare in questa situazione.
Cosa che alla fine accade.

Buonissime le scene d’azione.
Ottima la scelta, nel suo esser violento, di non spettacolarizzare la violenza. Poche le scene sanguigne, molta la violenza nascosta.
Tanto è lasciato all’immaginazione dello spettatore, in particolare una scena a proposito del concetto di Snuff movie. L’unica cosa forse da criticare è la mano di Sir. Scott il quale fa tremare la telecamera neanche fosse malato del morbo di Parkinson.
A ogni modo, da quello che leggo, sembra che molti lo stiano sottovalutando e demolendo un po’ troppo e forse non se lo merita.

DonMax

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