Recensione su Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante

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Cannibale (cit.) / 19 Giugno 2012 in Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Peter Greenaway rappresenta uno dei protagonisti indiscussi del cinema d’essai contemporaneo, un vero e proprio purista della professione, e ai giorni nostri -diciamo la verità- è difficile trovare casi simili. La trama è del tutto lineare: un arrogante criminale di nome Albert Spica (Michael Gambon) passa tutte le sere in un ristorante, di cui è co-proprietario assieme al raffinato chef Richard (Richard Bohringer), al seguito del suo manipolo di scagnozzi e della povera moglie Georgina (Helen Mirren). Quest’ultima, assieme a tutti i clienti e al personale del ristorante, è costretta a subire continuamente i soprusi e le angherie del marito, fino a quando un giorno non viene attratta da un libraio, Michael (Alan Howard). Basta uno sguardo ed è subito passione: continueranno a vedersi ogni sera consumando rapporti sessuali, fino a quando Albert non li scoprirà. Costretti a fuggire, sotto copertura del cuoco, vengono alla fine scoperti e il crudele ladro uccide il rivale facendogli ingoiare le pagine di un libro. La vendetta di Georgina è terribile: fa cucinare il corpo dell’amante dallo chef, dopodiché lo farà assaggiare a uno sgomento Michael, per poi ucciderlo davanti a tutti coloro che, in precedenza, l’uomo aveva tormentato.
Tanti sono i temi di questo film, per citarne alcuni: la passione, la capacità di ribellione, la violenza e il cibo. Di certo occupa uno dei primi posti nella cinematografia di Greenaway, e merita di essere visto da chiunque apprezzi il filone ”Grottesco”. Il regista carica abilmente le scene di simboli, e quindi il bagno immacolato esprimerà la purezza della donna in contrasto al rosso acceso della sala da pranzo, dove Albert dà sfogo alla sua brutalità. Ed è proprio di purezza che parliamo se volessimo descrivere il rapporto di Georgina e Michael, un’unione che brilla come un baluardo nell’oscurità e nella drammaticità del mondo circostante.

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