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Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante

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18 Febbraio 2014 in Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

L’opera forse più conosciuta di Greenaway ma che, a mio avviso, è seconda a Lo Zoo di Venere (“A Zed & Two Noughts” )

Peter Greenaway, pittore prima e regista poi, spettacolarizza l’arte aiutandosi dai campi lunghi e medi che, specialmente in questo film, danno l’impressione allo spettatore di ritrovarsi in un vero e proprio dipinto. Notevole la scelta dei colori sfarzosi e del cambiamento, a ogni scena in base ai colori, dei colori degli abiti della figura femminile. Il risultato finale è senza dubbio d’impatto. Come al solito eros e thanatos si fondono in una ricetta tanto grottesca quanto drammatica addolcita da un pizzico di vendetta personale. Non uso a caso il termine ricetta o pizzico, il film infatti ha luogo all’interno di un lussuosissimo ristorante francese. Sono poche le esterne ed i nostri protagonisti sederanno, per la gran parte del tempo, di fronte a un tavolino.
Tutti tranne Georgina.. ma andiamo con ordine.

Albert Spica è un uomo ottuso, arrogante, corrotto, egoista. Albert Spica è inserito nel giro della criminalità e, a quanto pare, l’unico momento dove sembra offrire delle attenzioni alla moglie (Georgina) è durante la cena.
Eppure, guardando con attenzione, non è proprio così. Anche la cena è solo un altra occasione per ostentare la sua animalità, insultare la stessa Georgina, i suoi scagnozzi, il personale ed i clienti..
Mentre Albert è a tavola, Georgina sfugge dal suo sguardo per incontrare quello di un cliente solitario, un libraio dal buon appetito sessuale.
Fugge dai maltrattamenti del marito, grazie al libraio Michael. Nel giro di una settimana, ogni sera ad ogni cena, i due amanti improvvisano rapporti sessuali sotto gli occhi del marito ingordo.
I due si muovono senza prudenza ed è proprio grazie alla loro imprudenza che il marito non sospetta nulla. Li vediamo, mentre il marito mangia e beve, dapprima nel bagno del ristorante, poi nelle cucine e persino in un congelatore. C’è del comico in questa vicenda dolorosa, il regista rende più leggera la trama grazie ai rapporti sessuali fra i due. La donna infatti viene tormentata da un marito invadente e violento. Un marito violento non solo con la moglie ma anche con il cuoco, un cuoco complice dell’amore fra i due amanti.
Albert non si accorge di nulla, finché non è una delle donne di uno dei suoi scagnozzi a rivelargli quello che sta succedendo proprio sotto i suoi occhi.

Girato in una Londra notturna che di Londra ha molto poco, arricchito da una fotografia e da una colonna sonora da sturbo, “Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante” resta un film superbo, feroce, mordace che rimarrà impresso nella mente dello spettatore non solo per la trama ma soprattutto per le carrellate orizzontali che in lungo e largo percorrono gli ambienti del film.

DonMax

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22 Marzo 2013 in Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Lasciando da parte la mia allegria, Greenaway è splendidamente matto. Vagamente come Lynch, ma meno sul versante onirico e più ossessionato dal poker di sesso, cibo, corpo e morte. Questi quattro elementi potete non ricordarli, tanto li ripeterò ogni film che vedrò.
Ve lo racconto, tanto i film che piacciono a me non li guarda mai nessuno, quindi chi se ne frega di spoilerare.
Un cuoco francese (the cook, ma va?) lavora nel lussuoso ristorante di proprietà di un mafioso (the thief) becero e stupido, circondato di scagnozzi (Tim Roth) che pestano così per gusto di divertimento. Il ladro è una bestia istintiva e stupida, che coi soldi e il ristorante cerca inutilmente di comprarsi una facciata di onorabilità. La moglie del mafioso (the wife -> Helen Mirren aka The Queen) è tenuta con la violenza, mentre in realtà lei è sensibile e colta (e gnocca, o forse è perché è sempre nuda, non so). E si fa sbattere alla toilette da un cliente abituale del ristorante (her lover), un bibliotecario che se ne sta sempre al tavolo da solo a leggere.
Il ladro scopre la moglie e l’amante che, nascosti dal cuoco, ormai scopavano everywhere, in cucina, sul tavolo della spiumatura dello oche tra nubi svolazzanti, dappertutto. Il ristorante, raffigurato come una via di mezzo tra le bolge infernali di Dante e le corti dei miracoli di Victor Hugo (ma che ca**o dici, che nemmeno l’hai letto I Miserabili…), dove ogni ambiente ha un colore dominante (verde la cucina, rosso il salone, bianco le toilette ecc), fa da quinta teatrale alla quasi intera vicenda, fuori i cani abbaiano in continuazione e un furgone di carne finisce marcio in preda ai vermi.
Il ladro, pazzo di gelosia, trova l’amante solo nella sua biblioteca, dove era fuggito con la moglie, e lo uccide facendolo rimpinguare di pagine strappate ad un libro sui moti della Rivoluzione Francese – quale fosse il nascondiglio dei due lo aveva estorto ad un ragazzino extra-biondissimo del ristorante, che canta tutto il tempo con la sua voce bianca, cavandogli l’ombelico e facendoglielo mangiare. Voglio vedere se non parli così.
La moglie che fa?
Porta il cadavere dell’amante dal cuoco, gli chiede di farlo arrosto (scena con il ladro a tavola e il corpo arrosto davanti, con tanto di guarnizione di cipolle e cavoletti) e, puntandogli una pistola, obbliga il ladro a mangiarselo.
Poi gli spara.
BANG!
WuuuuOOOWWWWW!
Musiche di Micheal Nyman come al solito ecc.

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Cannibale (cit.) / 19 Giugno 2012 in Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Peter Greenaway rappresenta uno dei protagonisti indiscussi del cinema d’essai contemporaneo, un vero e proprio purista della professione, e ai giorni nostri -diciamo la verità- è difficile trovare casi simili. La trama è del tutto lineare: un arrogante criminale di nome Albert Spica (Michael Gambon) passa tutte le sere in un ristorante, di cui è co-proprietario assieme al raffinato chef Richard (Richard Bohringer), al seguito del suo manipolo di scagnozzi e della povera moglie Georgina (Helen Mirren). Quest’ultima, assieme a tutti i clienti e al personale del ristorante, è costretta a subire continuamente i soprusi e le angherie del marito, fino a quando un giorno non viene attratta da un libraio, Michael (Alan Howard). Basta uno sguardo ed è subito passione: continueranno a vedersi ogni sera consumando rapporti sessuali, fino a quando Albert non li scoprirà. Costretti a fuggire, sotto copertura del cuoco, vengono alla fine scoperti e il crudele ladro uccide il rivale facendogli ingoiare le pagine di un libro. La vendetta di Georgina è terribile: fa cucinare il corpo dell’amante dallo chef, dopodiché lo farà assaggiare a uno sgomento Michael, per poi ucciderlo davanti a tutti coloro che, in precedenza, l’uomo aveva tormentato.
Tanti sono i temi di questo film, per citarne alcuni: la passione, la capacità di ribellione, la violenza e il cibo. Di certo occupa uno dei primi posti nella cinematografia di Greenaway, e merita di essere visto da chiunque apprezzi il filone ”Grottesco”. Il regista carica abilmente le scene di simboli, e quindi il bagno immacolato esprimerà la purezza della donna in contrasto al rosso acceso della sala da pranzo, dove Albert dà sfogo alla sua brutalità. Ed è proprio di purezza che parliamo se volessimo descrivere il rapporto di Georgina e Michael, un’unione che brilla come un baluardo nell’oscurità e nella drammaticità del mondo circostante.

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