7 Recensioni su

La regola del silenzio - The company you keep

/ 20126.2108 voti

Sufficienza al limite / 26 Agosto 2014 in La regola del silenzio - The company you keep

Parte bene ma col tempo diventa molto banale … per non parlare del finale …

Un nobile fallimento / 18 Luglio 2014 in La regola del silenzio - The company you keep

Un film freddo, quasi distaccato dagli eventi che narra. Colpa di una trama abbastanza prevedibile e con qualche buco logico (per esempio nelle azioni del poliziotto Osborne), che spreca ogni minima occasione di suspence, di approfondimento delle ragioni di una scelta politica e di sviluppo dei personaggi (in particolare del giovane giornalista). E colpa, tocca dirlo, anche di attori troppo anziani per quello che vorrebbe essere un film d’azione, e che oltretutto all’epoca degli avvenimenti degli anni ’70 avrebbero avuto a occhio ben più di 30 anni – troppi per i veri Weathermen.
Nonostante queste pecche il film non annoia, e Robert Redord si vede sempre volentieri.

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3 Gennaio 2014 in La regola del silenzio - The company you keep

Bah…lento e prevedibile.
Quanto si è invecchiato Robert Redford 🙁

Se Redford è senza fiato / 17 Maggio 2013 in La regola del silenzio - The company you keep

L’ultima opera di Robert Redford narra le vicende di un ex-attivista che, dopo gli Anni 70, ha trascorso gli ultimi trent’anni della sua vita da latitante e sotto falsa identità. A scoprirlo e a scatenare involontariamente una caccia all’uomo nei suoi confronti, è il giovane giornalista Ben Shepard, interpretato da Shia LaBoeuf.

Forte di un cast all star (Nick Nolte, Susan Sarandon, Stanley Tucci e chi più ne ha più ne metta) La regola del silenzio è un film dove Redford cerca di narrare la forza dell’impegno civile e le sue contraddizioni. Da un lato si appoggia a quel genere che si basa sulla caccia all’uomo e che, nell’immaginario comune, evoca soprattutto film come Il fuggitivo. Dall’altro, è un film che racconta di illusioni perdute o invecchiate male, inesorabilmente scollatesi dalla realtà.

Su nessuno di questi due fronti Redford è in grado di esprimersi come vorrebbe. Dovessimo indicare il personaggio che più rappresenta il film, la nostra scelta cadrebbe proprio sul giornalista Ben Shepard. È un personaggio attivo, che si impegna, che vuole scavare in quello che potrebbe essere lo scoop della sua vita.

Ma, come più volte gli viene rimproverato, in realtà non ha la minima idea di dove andare a parare.
Ecco, lo stesso si può dire de La regola del silenzio che, al contrario di Shepard, nemmeno alla fine riuscirà a scoprire il suo vero cuore narrativo, una spinta motrice abbastanza forte da sorreggere due ore di film.

La narrazione sembra rivolgersi soprattutto a coloro che quel periodo di contestazioni l’hanno vissuto e racconta il conflitto tra chi ha saputo lasciarsi il passato alle spalle e chi invece non è stato in grado di cambiare. Un conflitto che, però, lascia il tempo che trova. Troppo spesso, infatti, la fuga di Redford si impantana in dialoghi sorretti malamente da chiacchiere di anziani (in particolare Julie Christie) che sono in grado solo di rivangare le idee di un tempo ormai passato, senza avere alcuna influenza sul mondo presente.

La scelta di rifarsi ai canoni del film di genere sopra citati, inoltre, non aiuta Redford e lo sceneggiatore Lem Dobb, schiacciati dal corpus di cliché e meccanismi narrativi che i due non riescono a rielaborare.

In un film che, per certi versi, è anche la storia di alcuni anziani che non hanno capito di essere invecchiati, appare beffarda la sequenza che immortala il Redford attore fare jogging con disinvoltura.

Perché a fine corsa, purtroppo, è il Redford regista a ritrovarsi col fiato corto.

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22 Gennaio 2013 in La regola del silenzio - The company you keep

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Purtroppo non ho ben capito di che tipo di film si tratti, o meglio viene presentato come un giallo ma di giallo non si tratta. Un giovane giornalista indaga su vecchi contestatori terroristi che non nascondono segreti che possano minare la stabilità del governo ma solo una figlia adottata dai “buoni”.
come in altri casi non ho capito la necessità di queste confessioni tardive.
Fa poi uno strano effetto vedere Redford “eroe positivo” degli anni 70 interpretare in questo film un eroe negativo, sarebbe poi stato forse molto più interessante vedere Jane Fonda nel ruolo di Julie Christie .

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2 Gennaio 2013 in La regola del silenzio - The company you keep

Non meriterebbe davvero la sufficienza…Redford rispolvera il thriller-politico-giornalistico, ma questo non è Tutti gli uomini del presidente e non è neppure I 3 giorni del condor..Cast di vecchie glorie ben scelto e giovani stelle emergenti: un invecchiatissimo Redford ed una Julie Christie uno più rifatto dell’altra…Un imbolsito e quasi irriconoscibile Nick Nolte (avrà davvero smesso di bere e fumare??), Susan Sarandon, Richard Jenkins e Chris Cooper. Poi ci sono Shia LeBeouf, Anna Kendrick, Terrence Howard e Brit Marling che rappresentano alcuni dei volti nuovi più interessanti del cinema…
Detto questo, la trama del film è un pò fragile. Alcune parti sono un pò forzate e il ritmo non sempre è ben sostenuto.
Redford non è sempre graffiante ma in complesso, sebbene al di sotto delle aspettative, non è un film da buttare via.

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Il voto sarebbe un 7.5 / 31 Dicembre 2012 in La regola del silenzio - The company you keep

Altro bel film di Robert Redford, un thriller politico che indaga sul passato degli anni ’70 i cui gruppi pacifisti (qualcuno un pò meno) protestavano per la guerra del Vietnam. Film che ricorda altri con Redford protagonista (“I tre giorni del Condor”), e non è un caso che in sala la presenza di spettatori over 50 era notevole (compresa mia madre che ho riportato al cinema dopo qualche anno). Il film è intenso, interessante, qualche volta un pò lento ma si basa molto più sui dialoghi e sulle scene che sull’azione. L’investigazione giornalistica (come in “State of play”) che però rischia di portare alla luce segreti sepolti da tempo; cast stellare in cui cito particolarmente Shia LaBeouf mai così convincente.

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