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Il colore venuto dallo spazio

/ 20196.539 voti

Un horror abbastanza tradizionale / 21 Febbraio 2021 in Il colore venuto dallo spazio

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Lo so, lo so: non si guardano i film il cui protagonista è Nicolas Cage; ma le critiche erano state positive, così ho fatto un’eccezione. E ho sbagliato. La recitazione di Cage è bizzarra e disturbante – anche prima che il personaggio che interpreta impazzisca per l’influsso alieno. Per il resto il film è un horror abbastanza tradizionale, con pause nell’azione che lo allungano più del necessario ed effetti speciali pretenziosi, e in cui sopravvive poco dello spirito di H.P. Lovecraft. Tra i comprimari, per lo più modesti, salverei soltanto Madeleine Arthur (Lavinia Gardner).

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Il voto sarebbe un 5.5 / 26 Novembre 2020 in Il colore venuto dallo spazio

Film tra fantascienza e horror, adattamento dell’omonimo racconto di Lovecraft.
Un meteorite si schianta nel terreno della famiglia Gardner; ha uno strano colore e sembra che interagisca con ogni forma di vita che tocca cambiandola drasticamente.
Pellicola un po’ moscia, l’inizio non è malvagio anche se sembra la solita famiglia con qualche problemino. La madre, interpretata
da Joely Richardson, è reduce da un tumore (non si sa se ne è uscita completamente) ed è quasi sempre assorbita dal lavoro; il padre, Nicholas Cage cerca di occuparsi del terreno e dei figli con esiti non proprio soddisfacenti; la figlia Lavinia fa strani rituali e sembra un po’ ribelle; il figlio Benny insieme al vicino Ezra gradisce sballarsi un po’.
La presenza dell’idrologo che capita lì quasi per caso sembra l’espediente per introdursi nella famiglia Gardner e scoprire
qualcosa su di loro da un punto di vista esterno alla famiglia.
Il ritmo è un po’ lento e il film non mi ha preso; per me non raggiunge la sufficienza.

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LA FATTORIA MALEDETTA CHI? / 6 Aprile 2020 in Il colore venuto dallo spazio

Quel bruciato di Richard Stanley è tornato al cinema con la C maiuscola e lo ha fatto a bomba. Dopo un ritiro di appena 28 anni, Stanley prende in mano Lovercraft, lo modernizza e sale in cattedra.
Con appena sei milioncini di paperdollari e tanta voglia di fare ecco che viene fuori un gioiellino fresco e brillante.

The color out of space è già stato trasposto altre volte ma mai con questa carica visiva ed espressiva.

La narrazione è volutamente languida e compassata, sfruttando al meglio i tempi dilatati e non.
E poi c’è questa bella sensazione di ineluttabilità nei fatti che accadono, specie quando la situazione precipita (perché precipita…oh se precipita).
Il film è permeato da questa atmosfera, serpeggiante e indistinta, che mi manda ai pazzi. Senza parlare dell’uso del colore.
Nicolas Cage è l’unico nome di cartello e nella mucchia dei film su cui punta ogni anno questa volta c’ha preso di brutto. Mi è piaciuta molto la sua prova persino quando si rifugia nella sua comfort zone dell’overacting. In generale bravi tutti.

Ottimi gli effetti speciali alla Rob Botin e funzionali quelli in cgi.

A questo punto voglio sperare che Stanley sia tornato per restare e per prendersi lo scettro dei registi Lovercraftiani detenuto a turno da Stuart Gordon e John Carpenter. Un bel circolino.

Un bel fantahorror in stile come quelli di una volta.

Voto: 7,5

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