Recensione su The Cloverfield Paradox

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Il troppo stroppia / 21 Febbraio 2018 in The Cloverfield Paradox

Il terzo film del franchising Cloverfield esagera e tira all’estremo il concetto di sospensione della realtà, giustificandosi palesemente con (posso sentirlo gridare): “Ma è un film di fantascienza, Vostro Onore!”
Gli spunti sono buoni, incentrati su loop e paradossi temporali, ma c’è qualcosa di farraginoso, forzato e troppo stereotipato per divertire (me) davvero.

L’unica cosa che, finora, mi sento di apprezzare davvero di tutto questo progetto di Gei Gei è il tentativo di esplorare i generi (disaster movie, thriller, sci-fi tradizionale).
Purparlé, 10 Cloverfield Lane è quello che mi è piaciuto (notevolmente) di più, perché “sembra una cosa, ma poi è un’altra” e, secondo me, funziona bene in entrambe le situazioni.

10 commenti

  1. inchiostro nero / 21 Febbraio 2018

    Però io mi appello! 🙂 Ovviamente sono conscio dei mille difetti della pellicola, ma è pur vero che da un po’ a questa parte la fantascienza risente di una troppa adesione alla realtà. Per quel che mi riguarda, è un genere che ho sempre accostato ad un immaginario lontano da ogni classificazione effettiva. Quasi un’utopia romantica e ideale, e quindi irrealizzabile. E poi c’è Zhang Ziyi!!!

    • Stefania / 21 Febbraio 2018

      @inchiostro-nero: ma sai qual è la cosa che mi è piaciuta di meno, proprio a proposito della sospensione della realtà? Non i fatti strani che accadono, le varie illogicità… Bensì, il fatto che, praticamente, i diretti interessati non si stupiscono davvero di niente: dovrei stupirmi io, spettatore, quando loro quasi non battono ciglio, benché gli accadano cose assurde? Non è ironia, questa, è proprio mancanza di caratterizzazione in favore di… non ho capito bene cosa, in realtà 🙂

      • inchiostro nero / 21 Febbraio 2018

        @stefania: Ammetto di non aver badato a questo aspetto. Posso solo ipotizzare che essendo tutti scienziati, hanno cercato di razionalizzare il tutto. O semplicemente è solo sinonimo di una non brillante sceneggiatura. A dire il vero, la tua, è la prima critica ragionata che ho letto. Questa fame di realtà che circola tra gli amanti del genere non la condivido, come non condivido questa eccessiva durezza nel valutare un’opera che non ha nessuna pretesa se non quella di spianare la strada ad un eventuale seguito di 10 Cloverfield Lane.

        • Sgannix / 21 Febbraio 2018

          Oddio, non credo vedremo mai un sequel. L’idea dovrebbe essere quella di fare una serie di film separati, ognuno con un genere, legati però da un filo sottile (anche se per ora i collegamenti paiono incerti). Il prossimo della serie dovrebbe essere ambientato durante la seconda guerra mondiale e per il successivo circolano voci di un fantasy romantico ambientato in Israele.

          • inchiostro nero / 21 Febbraio 2018

            @sgannix: ignoravo tali progetti!. Praticamente gli unici collegamenti resteranno le creature anomale; ma se in Paradox hanno avuto un’origine ( grazie all’universo parallelo ), come potranno palesarsi in quella determinata epoca storica?. Sono alquanto confuso.

          • Stefania / 23 Febbraio 2018

            @sgannix: nei giorni scorsi, avevo letto del sequel ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale: del fantasy romantico non sapevo niente 😀

          • Sgannix / 23 Febbraio 2018

            @inchiostro-nero: Non sei l’unico a essere confuso, su youtube già non si contano le teorie!
            @stefania: In realtà non è ancora ufficiale. In pratica il film era già stato annunciato da tempo come un remake di un film israeliano. Si sapeva che sarebbe stato prodotto da Abrams e che avrebbe avuto Daisy Ridley come protagonista. Di recente però è stata pubblicata sul sito della Tagruato (utilizzato per il marketing virale del primo Cloverfield) un articolo di giornale in israeliano. I fan hanno fatto 2+2 e voilà, il rumor, pieno stile Abrams.
            Neanche io ho amato Paradox, ma devo ammettere che l’idea alla base della saga è molto interessante!

      • Federico66 / 9 Luglio 2018

        @stefania: pienamente d’accordo, in alcuni momenti (es. il braccio nella parte) mi ha ricordato addirittura The Orville, ma almeno quella è nata come comedy;, inoltre la presenza, e l’ironia, di Chris O’Dowd (“Ha provato a spegnerlo e riaccenderlo?”) non aiuta la storia 🙂

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