Recensione su L'infanzia di un capo

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L’infanzia di un capo / 16 Gennaio 2017 in L'infanzia di un capo

Esordio coraggioso per Brady Corbet, che alla sua prima regia rivisita approssimativamente e con molte licenze l’ultimo dei cinque racconti de ‘’Il muro’’ di Jean-Paul Sartre ‘’ L’infanzia di un capo’’, e il romanzo ‘’ Il Mago ‘’ di John Fowles, da cui ne ricava soprattutto il desiderio di evasione.
Il contesto è quello francese, reduce dal primo grande conflitto, dove il giovane protagonista, tramite i tre ‘’capricci’’, che rappresentano non solo gli atti di cui è composto il film, ma i momenti di ribellione fisica e spirituale del suddetto, trascorre parte di quella sua infanzia che ne plasmerà gli intenti.
La pellicola è indubbiamente legata ai tempi e ai modi introversi dei suoi caratteristi, oscuri e chiusi, nonché alle sue ambientazioni, sempre pregne di un fosco magnetismo.
La colonna sonora firmata da Scott Walker, magnifica, grave ed allarmante, con i suoi violini abissali, eleva l’angoscia e l’inquietudine, portata agli estremi da un’austerità ricca di simbolismi, omaggi ad altre pellicole, e ad altri registi.
L’aleatorietà che aleggia nella pellicola ben si confà ai suoi assetti, traballanti, ermetici e caotici.
Concludendo, un’opera prima ardita e determinata, e tutto sommato, riuscita.

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