L'infanzia di un capo

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L'infanzia di un capo

Francia, 1918. Alla fine della Prima Guerra Mondiale, un bambino americano si trova in Europa con la propria famiglia: il padre, segretario di un ministro, partecipa ai lavori per la stesura del Trattato di Versailles, uno dei trattati di pace che sancì la conclusione definitiva della guerra. Nel tempo, il bambino mostra una certa aggressività e comportamenti singolari.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: The Childhood of a Leader
Attori principali: Bérénice Bejo, Liam Cunningham, Robert Pattinson, Stacy Martin, Yolande Moreau, Sophie Lane Curtis, Rebecca Dayan, Caroline Boulton, Tom Sweet, Roderick Hill

Regia: Brady Corbet
Sceneggiatura/Autore: Brady Corbet, Mona Fastvold
Colonna sonora: Scott Walker
Fotografia: Lol Crawley
Costumi: Andrea Flesch, Eszter Antal
Produttore: Chris Coen, Helena Danielsson, Antoine de Clermont-Tonnerre, Brady Corbet
Produzione: Gran Bretagna, Francia, Ungheria
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 116 minuti

Dove vedere in streaming L'infanzia di un capo

Progetto insensato / 14 Agosto 2019 in L'infanzia di un capo

Figlioletto terribile di una coppia in crisi si trasforma da adulto in dittatore. Spunto potenzialmente interessante, ma che l’autore decide di realizzare mostrandoci cento lunghissimi, logoranti minuti di intemperanze infantili, seguiti da dieci minuti di funzionari zelanti e folle adoranti in una versione alternativa della storia del XX secolo. Non si comprende lo scopo di tutto ciò, che rischia anche di far pensare che un ragazzino psicopatico possa essere causa sufficiente di una dittatura. La bravura degli interpreti – compresa quella di Tom Sweet, lo sgradevolissimo fanciullo – va largamente sprecata in questo progetto insensato.

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L’inquietante affermazione di un super-ego / 5 Dicembre 2018 in L'infanzia di un capo

L’infanzia di un capo è l’interessante esordio alla regia dell’attore statunitense Brady Corbet, recentemente passato in concorso a Venezia 75 con un altro film, Vox Lux. Proprio a Venezia, nel 2015, questo lavoro di Corbet era stato premiato nella sezione Orizzonti per la Miglior Regia e con il Leone del Futuro per la miglior opera prima.

Con una grande padronanza del set e dei mezzi tecnici, supportato dall’ottima e livida fotografia di Lol Crawley (45 anni, l’episodio Crocodile della serie tv Black Mirror, The OA) e baciato dall’impressionante debutto del giovanissimo Tom Sweet, Corbet ha provato a costruire una metafora sul potere (e sul potere dell’ego).
Solidissimo nella costruzione delle immagini, il film di Corbet incespica sul piano narrativo. Laddove (Il nastro bianco, 2009) il suo mentore Michael Haneke (per cui Corbet ha recitato nel remake di Funny Games, 2007) ha compiutamente rappresentato la messa a dimora del germe nazista nel cuore della gioventù tedesca, qui Corbet sembra non centrare del tutto un obiettivo molto simile, proprio nel momento topico del racconto, il passaggio all’età adulta del protagonista.

Resta comunque un racconto inquietante sulla coltura del super-ego freudiano, il cui carattere perturbante è esaltato dall’adeguatissima scelta della location domestica e dei costumi, dall’uso di luci naturali (à la Kubrick) e dalla già citata prova del piccolo Sweet.
A parer mio, poco convincente la prova di Bérénice Bejo nei panni della madre, a tratti didascalica nel suo tentativo di mettere in scena una donna duale e disturbata.

Nota a latere: limite mio, non ho compreso se la “maledizione” della governante (Yolande Moreau) si realizza o meno.

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L’infanzia di un capo / 16 Gennaio 2017 in L'infanzia di un capo

Esordio coraggioso per Brady Corbet, che alla sua prima regia rivisita approssimativamente e con molte licenze l’ultimo dei cinque racconti de ‘’Il muro’’ di Jean-Paul Sartre ‘’ L’infanzia di un capo’’, e il romanzo ‘’ Il Mago ‘’ di John Fowles, da cui ne ricava soprattutto il desiderio di evasione.
Il contesto è quello francese, reduce dal primo grande conflitto, dove il giovane protagonista, tramite i tre ‘’capricci’’, che rappresentano non solo gli atti di cui è composto il film, ma i momenti di ribellione fisica e spirituale del suddetto, trascorre parte di quella sua infanzia che ne plasmerà gli intenti.
La pellicola è indubbiamente legata ai tempi e ai modi introversi dei suoi caratteristi, oscuri e chiusi, nonché alle sue ambientazioni, sempre pregne di un fosco magnetismo.
La colonna sonora firmata da Scott Walker, magnifica, grave ed allarmante, con i suoi violini abissali, eleva l’angoscia e l’inquietudine, portata agli estremi da un’austerità ricca di simbolismi, omaggi ad altre pellicole, e ad altri registi.
L’aleatorietà che aleggia nella pellicola ben si confà ai suoi assetti, traballanti, ermetici e caotici.
Concludendo, un’opera prima ardita e determinata, e tutto sommato, riuscita.

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