Recensione su The Boy

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Un piccolo sollievo / 6 Maggio 2016 in The Boy

Greta è una ragazza americana arrivata in uno sperduto villaggio inglese per tentare di ricominciare da capo. L’opportunità le arriva dai signori Heelshire, in cerca di una babysitter per il loro figlio Brahms. Brahms peró è morto, ed è stato sostituito da una bambola di porcellana di dimensioni umane. Greta non intende ne offendere i signori Heelshire, ne tantomeno rinunciare ad una offerta di lavoro seppur stravagante, e accetta l’incarico di badare al “figlio” per la durata delle due settimane in cui i signori saranno lontani da casa. Rimasta sola con Brahms, Greta scoprirà presto che c’è molto di non detto in questa storia dai tratti solo apparentemente psicanalitici.
“Volevo proporre una classica storia in una casa infestata, pensavo fosse arrivato il momento anche per me” rivela il regista parlando del suo ultimo film. E in effetti è indubbiamente questo il punto di partenza di “The boy”. Tutto si presenta come ce lo aspetteremmo: una grande residenza in una sperduta campagna, e una bambola dallo sguardo inquietante. È grazie all’uso di questi stereotipi che il regista riesce, sulla metà del film, a catturare l’interesse e a sovvertire le dinamiche. Con un guizzo di sceneggiatura gli equilibri e le fazioni tra vittima e carnefice si destabilizzano, componendo un puzzle via via più complesso e interessante proprio perché stupisce riarticolando le dinamiche classiche della “casa infestata”. Il rapporto con lo spettatore è ancora imperniato sulla suspance e sul “colpo di paura”, ma si arricchisce rispetto alla media per un tentativo di creare un percorso che non si fermi al paranormale, anzi ritorni al normale con una logica apprezzabile.
Non è un guizzo dirompente del cinema horror, ma piuttosto un piccolo colpo di reni che dà un respiro di sollievo dal piattume in cui sembra essersi impantanato il genere, impossibilitato come sembra a trovare altri modi per spaventare ed emozionare. Sono ancora presenti quei buchi in sceneggiatura che di tanto in tanto fanno nascere un “ma perché?!”, ma è comunque di sollievo vedere che, senza pretese, qualcuno tenta di dare un senso a ciò che scrive per non negare la dignità al cinema horror.

3 commenti

  1. icarus / 27 Maggio 2016

    Voglio credere che tu abbia scritto la recensione pensando ad un altro film, uno a caso non so, magari uno che non ho ancora visto e che possa realmente vantare le caratteristiche da te descritte. E’ evidente che questo testo si trovi qui per via di una banale svista 🙂

    • Joel / 28 Maggio 2016

      Ahahah, mi spiace ma purtroppo devo confermarti che è tutto vero! Certo che fai sembrare che io sia entusiasta del film, non è certo così, ma c’ho visto un tentativo, che ho apprezzato, perchè nella mia esperienza il genere horror sta nel pantano più viscoso.

  2. icarus / 29 Maggio 2016

    Mi riesce davvero difficile pensare a questo (?!?) film come ad un piccolo sollievo \ colpo di reni per il genere, per quel che mi riguarda stiamo già abbondantemente raschiando il fondo del pantano :s
    Commento più intelligente letto a riguardo: NON APRITE QUELLA PORTA!!!! quella del cinema intendo…. Soldi buttati… XD

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