Recensione su Boxtrolls - Le scatole magiche

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21 Ottobre 2014

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

I mostri veri siete voi! Noi? O_o Voi! In un posto che si chiama Pontecacio, è fondato sul formaggio (less or more) e sembra una caciotta appollaiata su di una collina bombata, la notte vige un coprifuoco dovuto ai Boxtrolls. Che sono questi esseruncoli simpatici e scemotti, sulla paura dei quali prospera e campa Arraffa, arrivista malvagio e di trolls disinfestatore, coi suoi tirapiedi in perenne bilico sul crinale di dilemmi etici. Ma noi, siamo i buoni o no? Lui vuole entrare nell’élite, ottenendo la tuba bianca che da diritto di sedere coi notabili cittadini e assaggiare squisiti formaggi. Mica philadelphia eh. I boxtrolls, on diseait, vivono nelle fogne e ognuno nella sua scatola di cartone, da cui prende il nome. Escono di notte e tra i rifiuti ricercano pezzi di cose, da cui inventano rimontandole altre cose. Un ragazzetto cresciuto con loro, Uovo, riequilibrerà i valori sballottati, insegnando ai cittadini l’accettazione del diverso e ai boxtrolls l’uso del coraggio. In linea di discendenza da Cooraline e Paranorman (questo manco l’ho visto), sempre ritorna il tema del mondo doppio e del basso e scuro e anarchico e altro che invece è fantasia e vitalità dal potere minacciata. A smontare e rimontare macchinari vari poi, figurati, si possono comporre in stop motion infinite combinazioni, e l’inventiva dei trolletti, così come gli affetti, sopperiscono alla scarsa loro personalità. Uovo è invece il classico eroe da cartone animato, con tanto di attante aiutante – la figlia dello stolido ma non malvagio capocittà, Gorgonzole – e un nemico/opponente coi fiocchi. Arraffa è brutto da far schifo e, soprattutto, desidera. Desidera il formaggio, ma è allergicissimo. Lo desidera più di se stesso. Per cui impietosamente alla fine disgustosamente morirà (KABOOM), e ciò che si desidera uccide.

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