Un noir cupo ma anche romantico, diverso dagli altri. / 13 Settembre 2013 in Gardenia blu

Commedia, thriller noir del 1953 diretto da Fritz Lang.
Allora, abbiamo una bella biondina e un robusto Dongiovanni.
La biondina si chiama Norah ed è interpretata da Anne Baxter mentre il Dongiovanni da Raymond Burr.
Ora, questa giovane Norah, non appena si lascia col fidanzato che probabilmente non la merita, trova nel pittore Harry (il Dongiovanni) l’opportunità di sfogarsi e, approfittando della disponibilità sessuale dell’uomo (che poi in realtà tanto libero non è, ha tante storie con altrettante donne…tutte storie in sospeso), accetta un invito a cena.
La cena si svolge al Gardenia blu, locale esotico molto rinomato e frequentato. Ivi, la ragazza si lascia prendere dall’alcool e così i due si recano a casa di lui dove, Harry pensa di giacere con lei.
La ragazza si accorge tardi di aver commesso un grave errore e, essendo entrambi un po’ brilli, accade il patatrack su cui poi è basata la vicenda narrata nel film e nel racconto di Vera Gaspary da cui esso è tratto.
Riesce a fuggire al suo appartamento (la ragazza intendo) dove convive con altre ragazze bionde.
La mattina seguente scopre sul giornale che l’uomo è morto e così ella crede di essere carnefice, poiché non ricorda nulla della serata precedente ma, tutti gli indizi fanno pensare che sia stata lei ad ammazzarlo dopo che lui ha tentato di avere un rapporto sessuale.
Si rivolge così ad un giornalista e cerca di spiegargli ciò che ricorda della sera precedente….e cioè la cena al Gardenia e un vetro infranto…segno proprio che c’è stata una colluttazione a seguito della quale, probabilmente, il pittore ci avrebbe rimesso le penne.
Il giornalista di nome Casey Mayo, invaghitosi di lei, tenta con quel poco che ha di aiutarla: l’attore che lo interpreta è Richard Conte.
Non vi svelo come finisce la storia ma vi dico che alla fine c’è un piccolo colpo di scena, in verità, anche assai prevedibile.
L’intento della mia recensione è farvi capire più o meno che tipo di film è e, di conseguenze, farvi valutare se vederlo o meno.
É molto semplice e non ci sono cose eccelse da segnalare ne particolari errori di sceneggiatura…poi, è tratto da un racconto scritto quindi è improbabile che vi siano buchi.
La cosa più carina ed innovativa è che si tratta di un noir che però spesso si avvicina alla commedia rosa e al sentimentale.
Le parti romantiche o comunque nelle scene in cui si parla di un intrigo amoroso o cose di questo tipo (per esempio il corteggiamento del pittore, la lettera del fidanzato che abbandona la giovane bionda o anche gli attimi in cui il giornalista si invaghisce di lei), sono accompagnate dalla musica soave utilizzata ottimamente. Essa è quasi uno degli elementi portanti di tutto il lungometraggio, basti pensare che alla fine la musica sarà importante anche per il finale e quindi era indispensabile inserire buone canzoni e farlo bene in quanto sono parti integranti della trama stessa. La canzone Gardenia blu (credo si chiami così) è molto molto bella e compare più volte.
Un aspetto da non sottovalutare è la fotografia quasi perfetta del grande Nicholas Musuraca che conferisce un’atmosfera misteriosa e angosciosa a tutto il film.
Quindi, mi correggo…ci sono alcune cose eccelse da sottolineare e sono proprio le musiche e la formidabile fotografia.
Assomiglia in quanto a struttura a “Anatomia di un rapimento” di Kurosawa, perché inizialmente troviamo sequenze di riflessione sulla psicologia della ragazza e, solo nell’ultima parte avvengono tutte insieme le peripezie che portano poi al finale del film (finale che non mi è piaciuto molto).
Insomma, la primissima parte (fino a quando lei arriva all’appartamento e si sveglia la mattina successiva) sono solo scene per portare avanti la trama anche se troviamo la parte ambientata nel locale Gardenia blu molto bella.
Anatomia di un rapimento però ci tengo a precisare che è un film diversissimo contenutisticamente, anche lì c’è una parte psicologica iniziale, o meglio, una parte che riflette la psicologia dei protagonisti della vicenda e poi ci sono le indagini.
Ora, precisato che sono diversissimi anche per stile, ci tengo a sottolineare come in questo film le indagini non le contiene proprio nonostante sia un thriller noir con tanto di polizia…a proposito, si vede anche come i giornalisti ricoprano un ruolo decisivo sull’opinione della gente e anche sulle indagini della polizia.
Il paragone al film di Kuorsawa (che ho appena recensito quindi se volte potete andare sotto a “Anatomia di un rapimento” e leggerla, ma solo se avete visto il film perché la recensione contiene spoiler…non grandissimi ma li contiene), l’ho fatto solo per farvi capire che c’è, oltre al sentimentale e al giallo, anche una contrapposizione di psicologico e action (si fa per dire…cioè, ripeto, non ci sono indagini ne tanto meno inseguimenti e altre cose del genere..il film è molto breve e forse è pure meglio che è così…a mio avviso allungare il brodo sarebbe stato quantomai ridicolo e patetico pure e forse mi avrebbe fatto abbassar e il voto al film.
É un opera semplice ma con tocchi di classe che Lang ha inserito perfettamente come le ambientazione per esempio: il locale Gardenia è esotico, ha sedie gigantesche e perfino i drink sono ornati con erbe e aromi…veramente la sequenza in quel locale l’ho gradita molto con l’uomo di colore (tipo Sam di Casablanca) che cantava la canzone principale del film.
Se vi capite di avere fra le mani il dvd di questa pellicola vi consiglio di metterlo nel lettore…fatelo tranquillamente…è un bianco e nero molto piacevole.

P.S. la decisione di pubblicare la recensione di “Anatomia di un rapimento” l’ho presa proprio mentre scrivevo questa…non mi sembrava opportuno parlare di un film totalmente diverso da questo e farlo poi nella stessa recensione. Così ho deciso di farlo a parte…se volete andate a leggerla…non contiene spoiler esagerati 😉
eheheeheh

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