Il ritorno degli eroi / 28 Settembre 2012 in I migliori anni della nostra vita

Un film eccezionale, questo dramma di Wyler. Racconta del ritorno degli eroi, in particolare di tre militari sopravvissuti alla Grande Guerra sul fronte del Pacifico, in una cittadina della periferia americana. Qui riallacceranno i fili della loro vita interrotta, quella che si erano lasciati alle spalle dopo l’arruolamento; luoghi ed affetti immutati o cambiati, anche deteriorati o spenti, figli cresciuti.
L’interpretazione più toccante è quella riservata ad Harold Russell, attore non professionista e vero reduce di guerra, del quale noi italiani non possiamo non riconoscere subito l’inconfondibile, roco e romantico doppiaggio di Ferruccio Amendola. Egli è Homer, un marinaio che torna con due uncini al posto delle mani, e per quanto si sforzi di apparire normale nelle piccole cose quotidiane, soffre perchè non può accarezzare la sua amata…
Di gran spicco, a mio avviso, la prova delle attrici; un ruolo che richiede allo spettatore d’oggi lo sforzo minimo di immedesimazione nello spirito “americanamente virile” di quegli anni, tenendo per un attimo da parte il patrimonio di emancipazione femminile addivenire. La donna che scarrozza il marito a bere per i locali e lo mette a letto ubriaco sfatto, la figliola che studia con profitto amministrazione domestica; l’unico spirito libero risulta quello di Virginia Mayo, personaggio ovviamente negativo e adulterino, splendida nella sua figura da principessa del night. Ma al di là di queste doverose puntualizzazioni ‘sociologiche’, l’austera dolcezza di Myrna Loy rimane intatta, così come la tenerezza giovanile di Teresa Wright o l’intensa determinazione nuziale di Cathy O’Donnell, che intende sposare l’uomo che ama anche se mutilato. Da brividi le sequenze finali; a parte il solito ed inevitabile lieto fine romanzato, è impressionante la scelta di Wyler di tenere la telecamera impietosamente fissa sulle mani degli sposi, in una cerimonia dove le mani hanno un ruolo predominante (lo scambio degli anelli, il prete che chiede di prendere la mano dello sposo per il giuramento). E’ un pezzo da antologia del cinema, se non da antologia del sentimento, quello vero, che si fa spazio anche nel doloroso e nel grottesco.

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