11 Recensioni su

Babadook

/ 20146.6346 voti

Il Solito Specchietto / 4 Gennaio 2016 in Babadook

Prendete due visi inquietanti, a turno fateli andar di matto, metteteci qualche effetto sonoro azzeccato e una decifrabilissima metafora spicciola ed ecco la formula per far prendere sul serio il giochino più vecchio e banale del mondo.

Buon esordio registico / 21 Novembre 2015 in Babadook

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

FINALMENTE ho visto questo tanto osannato Babadook! Devo dire però che, pur non essendo un brutto film, mi aspettavo di più!
Il fulcro del film ed il fatto di combattere i propri demoni interiori mi sta benissimo, anzi è un’idea non banale e poco sfruttata dai film horror moderni.
L’attrice che interpreta il ruolo della madre che si inabissa in un vortice di follia

(Essie Davis) è bravissima e credibile, la vedremo sicuramente in altri ruoli simili in futuro. Solo io ho notato una forte somiglianza a Mia Farrow?
Il bambino l’ho odiato dal primo istante! Se la madre aveva già problemi psichiatrici di suo questo piccoletto di sicuro non la poteva aiutare… anzi! Ma poi dico, cosa deve fare questo bambino prima di portarlo dallo psichiatra? Uccidere a fucilate la vicina di casa? Non so.. !

La prima parte è abbastanza noiosa, dopo il film prende la sua strada e riesce ad interessare, ma mai a far davvero paura. Vero è che la regista non usa i soliti picchi di volume per impaurire gratuitamente, ma se non vuoi farlo… sostituiscili con qualcosa che faccia paura o che mi metta ansia, sto sempre guardando un film horror, non un drammone strappalacrime!
Il “personaggio” di Babadook è interessante, anche se è la solita presenza demoniaca di cui abbiamo fatto il pieno negli anni 2000, ma le sue manifestazioni A MIO PARERE sono troppo blande per spaventare sul serio un navigato spettatore di film horror. Il finale è di facile comprensione e ci può stare, anche se risulta un po’ grottesco per un film che per un’ora e mezza ha avuto lo scopo di terrorizzarti, non stiamo mica vedendo “Beetlejuice”!

Darei un 6.7/ 6.8. Ma arrotondiamo a 7. Come film d’esordio non è male!

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Chi ha paura dell’uomo nero? / 2 Novembre 2015 in Babadook

Un horror particolare, ricco di rimandi ad altre opere (Shining, in primis) e molto apprezzabile nelle scenografie tetre e claustrofobiche. Il tema portante è oramai classico: quello della solitudine e della nevrosi che portano inevitabilmente alla pazzia che è incarnata, appunto, proprio dal sinistro “Mister Babadook). Se c’è una cosa che non ho proprio sopportato è il bambino, isterico e paranoico fino alla nausea. Alla fine ho sperato che Babadook se lo portasse via 😀 .

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Non malissimo, ma mi aspettavo qualcosa di più / 16 Ottobre 2015 in Babadook

Che dire, mi aspettavo qualcosa di più. Film cosi’ cosi’, una favola gotica con ambientazione casalinga tecnicamente molto ben fatta, una sceneggiatura davvero ben curata, una regia, quella dell’australiana Jennifer Kent, che omaggia i piu’ grandi classici dell’horror (“Amityville”, “L’esorcista”, “Poltergeist”, ma anche “Shining” e “Sinister”), ma il tutto e’ confezionato come un horror moderno con trovate davvero assurde(come il finale) e con situazioni ripetitive che alla fine stancano.
Tutto sommato e’ un buon film, inquietante quanto basta, ma di certo non quella rivelazione(e soprattutto quel capolavoro) di cui molti parlano.
Molto brava l’attrice protagonista, Essie Davis.

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Finalmente un horror recente decente! / 20 Agosto 2015 in Babadook

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Film con rimandi e citazioni più o meno voluti a Bava, a Shining (…voglio spaccarti la testa…), Poltergaist, Nightmare, ai recenti Insidious e Dark Skies e nel tema del Babau anche il pessimo Boogeyman.
Ma qui il tutto è arricchito da altri livelli di lettura e una rappresentazione davvero realistica della protagonista, una vedova stressata, profondamente sola (emblematica la scena della masturbazione), con un figlio problematico e tanta voglia di amore e di riposare (il regista è una donna, ho letto, forse c’entra qualcosa questo particolare).
Ad un certo punto ho pensato che non esistesse nessun Babau, che la madre fosse semplicemente impazzita sotto il peso della propria vita. Il finale è inusuale, da un momento all’altro mi aspettavo che rispuntasse fuori il Babadook ad inghiottire tutti, madre e figlio, ed invece… ed invece non posso dire di aver ben compreso cosa sia successo… che cosa ha sconfitto l’uomo nero, se sconfitto è stato?
Uno dei pochi film horror che mi ha messo addosso tensione vera.
Il bambino inizialmente è insopportabile, faceva venire voglia di darlo in pasto al Babadook da subito, poi pian piano si impara a provare tenerezza per lui

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Qualcosa di diverso (ma non troppo) / 9 Agosto 2015 in Babadook

La prima impressione che regala questo Babadook è quello di una pellicola dai due volti: da una parte infatti l’opera riesce a distinguersi dai numerosi prodotti del genere, con alcune sequenze che risultano davvero ben realizzate grazie a un mix efficace di regia, sonoro e montaggio. Ho apprezzato molto anche lo scarso ricorso alla tecnica del jumpscare (per cui non nutro un odio viscerale, ma la trovo spesso troppo abusata), e la scelta di puntare più sulla ricostruzione di un’atmosfera tesa e angosciante, con una particolare dedizione alla componente psicologica dei protagonisti.
A ciò si aggiunge anche la scelta di un finale oltremodo curioso, in quanto distaccato dai semplici schemi dettati dalla conclusione “lieta” o “tragica”.
Dall’altra parte della barricata però, pesano un po’ i vari cliché presenti (dalla porta cigolante che si apre da sola fino alle graduali comparse della creatura nelle sole ore notturne), che rendono forse lo svolgimento del film un po’ troppo lineare per la maggior parte della sua durata.
Nonostante ciò, Babadook ha sicuramente quel qualcosina in più rispetto a tanti suoi “colleghi” e, se siete alla ricerca di un horror leggermente diverso dalla solita minestra riscaldata, potreste anche valutare la possibilità di una visione.

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Spiazzante.,.. 7! / 29 Luglio 2015 in Babadook

MI aspettavo il solito horror di serie B, ma invece mi stupisco di una pellicola dalla spiazzante capacità emotiva. Il mostro Babadook che prende vita da un’evocazione grazie ad un libro parte come un classico del genere, ma cambia punto di vista in corso d’opera: la malvagità vista come parte di noi, combattuta grazie all’amore di una madre per il figlio, che nonostante l’età e la sua irrequietezza per la perdita del padre (in un giorno non casuale!) unisce i due in una lotta per non farsi vincere. Babadook è una metafora sulla parte oscura che è in ognuno di noi, e il finale ha proprio risposta a questo.
Il bambino Noah Wiseman di una bravura impressionante e molto espressiva anche la madre interpretata da Essie Davis. Vedetelo. 7

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Dook, dook, dook / 20 Luglio 2015 in Babadook

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Un film profondamente disturbante, con un finale spiazzante. E, dal mio punto di vista, escludendo l’elemento “horror” (il mostro Babadook), resta benissimo in piedi da solo: è la discesa nella depressione/follia di una madre vedova. Alla fine sembra guarire, ma il mostro non è sconfitto, è solo domato. Per ora.

Un “horror dell’anima” / 18 Luglio 2015 in Babadook

Babadook è un film horror disturbante, un pretesto per raccontare le sofferenze e le ossessioni di una madre, caduta negli orrori della quotidianità. La morte del marito il giorno della nascita del figlio, un lavoro inutile e ripetitivo, rapporti umani insignificanti e fasulli sono le paure che la donna deve affrontare nella sua vita. Non avendo alcuna valvola di sfogo riversa ogni sua ansietà sul bambino incolpandolo della morte del padre e alimentandone l’instabilità emotiva e comportamentale.
La regista australiana riesce perfettamente a riversare la depressione della madre in un mostro: Babadook protagonista di un insolito libro; frutto, probabilmente, della sua stessa fantasia, in quanto ex scrittrice di libri per bambini. Un film australiano completamente diverso da ciò a cui siamo abituati (vedi Mad Max, The Rover). La vicenda si svolge quasi totalmente all’interno di quattro mura, abbandonando le riprese esterne di un continente post apocalittico. Per di più si tratta di un horror che riesce ad incutere timore evitando completamente jumps- scare e altri comuni stratagemmi. Riprese fisse e geometriche alimentano lentamente la tensione fino al raggiungimento del picco massimo senza mai superarlo. La paura non è quasi momentanea ma si alimenta con il procedere della storia. Quando gli avvenimenti sembrano sfociare in qualcosa di macabro in realtà non accade nulla; lo spettatore quindi è in costante ansia per tutto il film poiché l’uomo nero è lì nascosto dietro ogni angolo buoi della casa senza tuttavia mostrarsi mai del tutto. Solo attraverso piccoli movimenti di macchina, mentre Babadook cerca di insinuarsi (o rinascere dalla mente della donna), la tensione raggiunge livelli altissimi. Chiari riferimenti a Kubrik nella ricerca maniacale e geometrica delle inquadrature, a Rosemary’baby di Roman Polanski quando palesemente Babadook penetra la madre per impossessarsi di lei, e ai numerosi film horror classici che la madre vede in tv. La fotografia inoltre segue parallelamente la pellicola. Inizialmente cupa e priva i colore per poi cambiare nella parte finale; il ritorno del colore si può associare agli animi ormai distesi dei due protagonisti; come il cambiamento improvviso di alcuni personaggi secondari, prima ripugnanti e sgradevoli.
Un horror “dell’anima” che nel criticatissimo finale conferma ciò che precedentemente viene messo in scena: possiamo riconoscere le nostre paure, affrontarle, conviverci, ma non possiamo mai liberarci di Babadook.

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5 Dicembre 2014 in Babadook

http://www.nowvideo.at/video/ab002d82918cd

The Babadook è uno dei film migliori che potete vedere al TFF. Femminile, inquietante, suggestiva, insofferente, intensa, The Babadook è tutto questo e molto altro ancora. Principalmente l’opera diretto da Jennifer Kent è un film su una madre ed il suo bambino; Amelia la protagonista è una vedova con un figlio iperattivo a carico. La quotidianità distrugge Amelia, la vita da mamma la annichilisce, ed il suo bambino non le rende la vita facile. Il piccolo Samuele è infatti esagitato, è alienato e si comporta in questo modo a causa delle morte del padre, avvenuta in seguito un incidente stradale prima della sua nascita. Senza dubbio il pargolo ha una fervida immaginazione, usata per creare armi fatte in casa, ma è tormentato da incubi e dai mostri interiori. Egli, come la madre, è una bomba ad orologeria che scoppia appena le cose non vanno per il verso giusto. Spesso ha reazioni violente verso la madre e chi lo circonda, da un lato quindi abbiamo un bambino con serie difficoltà, dall’altro abbiamo una moglie/madre che ancora non ha superato il lutto. Il rapporto fra la mamma ed il figlio è a dir poco complicato e si inclina ancor di più con la comparsa di un libro intitolato Mister Babadook. Il senso di angoscia nel film di Jennifer Kent è sempre nell’aria, anche prima della comparsa del libro con la mancata elaborazione del lutto o il difficile rapporto che lega madre-figlio al resto della comunità, ma con la comparsa dello stesso la pellicola diventa ancor più inquietante.

Seduti sotto le coperte, madre e figlio, leggono il libro. Le illustrazioni lugubri, le didascalie tenebrose, il messaggio violento ci fanno capire che quello nelle mani di Amelia non è un prodotto per bambini. Come è entrato in casa ? E soprattutto perché anche dopo averlo buttato nella spazzatura torna al suo posto nella libreria ? L’evento è la goccia che fa traboccare il vaso: rende Samuel incontrollabile, per lui il mostro che lo perseguita è il protagonista che dà il nome al libro. Amelia è convinta che l’unica soluzione rimasta, per calmare il bambino, sia quella di farlo curare con dei sedativi ma è far curare il bambino con sedativi ma presto si accorgerà che qualcosa sta penetrando nella sua testa e nella sua casa. Giorno dopo giorno la quotidianità di Amelia viene disturbata da piccoli segni che rimandano a quella favola nera gettata nel cestino. La vita di Amelia, già instabile, si trasforma in un vortice cupo. La mente peggiora, la protagonista passa dall’essere una dolce mammina di periferia a possibile infanticida, crolla emotivamente ed il picco massimo del crollo viene raggiunto quando comincia a sentire e vedere Mr Babadook, un mostro che nel suo abito nero e cilindro ricorda vagamente il Dottor Caligari de Das Cabintet des Dr. Caligari. Lo spettatore ancora non sa se se lo stia immaginando o se effettivamente è una oscura presenza che ha invaso il domicilio.
Il mostro è in agguato in casa ed ha portato dalla sua anche Amelia, spetterà dunque al piccolo Sam salvare la mamma, una mamma cambiata nel profondo, una donna incupita, scavata nel volto, indemoniata ( i rimandi sono a Poltergeist di Tobe Hooper e a The Exorcist di William Firedkin). The Babadook è un film ossessivo, vi farà balzare un paio di volte dalla poltrona ma più dello spavento classico si concentra sull’analisi delle debolezze dei personaggi; più che sulle nostre paure ci si concentra sulle paure dei personaggi. I disturbi mentali dovuti alla mancanza di un padre e di un marito, le instabilità derivanti dalla lettura de Mr. Babadook, i crolli emotivi che ne derivano, rendono il film un bellissimo horror psicologico che però perde il mordente nelle scene finali. In The Babadook si evince una sensibilità che soltanto una donna poteva inserire in un horror come questo, non vi è traccia della pornografia della violenza, sono le emozioni, i sentimenti, le paure ad esser messe alla berlina. Da notare inoltre la presenza dei film nel film. La protagonista nelle notti insonni guarda vari titoli che han fatto la storia del Cinema fra cui I tre volti della paura(l’episodio -la goccia d’acqua-) di Bava a Il fantasma dell’opera di Julian.

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The Babadook: l’Uomo Nero arriva dall’Australia. / 25 Novembre 2014 in Babadook

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

The Babadook, opera prima della regista australiana Jennifer Kent realizzata grazie ad un progetto di crowdfunding lanciato sulla piattaforma Kickstarter, è un interessante horror psicologico gravido di suggestioni che, però, traballa un po’ dopo aver messo in tavola le proprie carte, sfiorando pericolosamente la macchietta.

Il Badabook del titolo è un’entità oscura e oggettivamente malvagia che si palesa con tre sinistri tocchi, gli onomatopeici “dook, dook, dook”, da intendersi anche come singhiozzi di terrore costipati, che sono parte del suo nome.
Se Tim Burton, con Beetlejuice, ha rielaborato con ironia nera la leggenda di Bloody Mary, la Kent lascia inalterata la vena demoniaca della chiamata oscura, affidando la possessione della casa e del corpo ad un’indefinita creatura antropomorfa, vestita come un becchino vittoriano, di cui si intuiscono efficacemente a tratti gli attributi infernali, a partire dalle lunghe unghie à la Nosferatu, fino alle ali nere.

La metafora dell’alienazione mentale rappresentata come infestazione di una casa è elementare ma riuscita proprio nella sua semplicità. Ciò che mi pare inedito in questa storia è il fatto che, elaborata la causa del malessere e stabilito che esso sia inestirpabile (il dolore per un lutto può essere elaborato, ma non cancellato), si scelga di scendere a patti con lui.
L’accettazione del Male, definibile sia come malattia mentale che come entità, può essere inteso allo stesso tempo come elemento salvifico che, all’opposto, come ingrediente di una inimmaginabile condanna eterna.
Credo che questa ingenua ambiguità del racconto, che gioca spesso con il registro infantile, sia, a conti fatti, il suo punto di forza.

Per raggiungere tale esito narrativo, il film della Kent ripropone con garbo ma in maniera un po’ didascalica cliché orrorifici noti: il disfacimento del corpo posseduto, il mostro che giunge di notte quando il sonno sta per sopraggiungere, l’incapacità di discernere tra sogno e realtà, la sovrapposizione psicanalitica tra odio e amore filiale, la solitudine come veicolo del disagio.

Interessante la livida fotografia, efficaci le musiche, molto buona ma non sfruttata fino in fondo la scenografia domestica che aspira a trasformare, senza ahimé riuscirvi appieno, quella che potrebbe essere una vetusta ma graziosa casa di bambole in una magione da incubo.

Nel complesso, The Babadook è un sufficiente film d’atmosfera che lascia qualche strascico disturbante nella memoria.

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