Huston-Bogart-Hepburn… che trio! (ma il film non convince) / 6 Giugno 2016 in La regina d'Africa

A prescindere dall’annosa ed abusata diatriba “è meglio il libro/è meglio il film”, è innegabile che vi siano alcune storie che, per loro natura e conformazione, rendano meglio soltanto in un romanzo, divenendo forzate ed appassite una volta trasposte su pellicola.
È il caso di questo The African Queen, tratto dall’omonimo libro di Cecil S. Forester, che nonostante sia stato portato sul grande schermo nientemeno che da John Huston ed abbia ospitato quali protagonisti, maschile e femminile, coloro che sono considerati i due migliori attori della Hollywood classica, si risolve in un film forzato e a tratti pesante.
Una pellicola tenuta a galla soltanto dai due interpreti principali, che del resto occupano l’inquadratura per la quasi totalità del film, insieme all’imbarcazione da cui è tratto il titolo.
La Hepburn, nel pieno della sua carriera, è in realtà non esattamente al massimo della forma, mentre Bogart, in teoria nella fase professionalmente discendente, restituisce un’interpretazione convincente, che infatti gli varrà l’unico oscar conquistato come miglior attore.
È la sceneggiatura, si diceva, quella che zoppica maggiormente, anche a causa della omogeneità di situazioni che si susseguono per tutta la parte centrale.
A nulla valgono le belle ambientazioni africane (tranne alcune scene girate in studio a Londra e abbastanza riconoscibili), che anticipano tendenze herzoghiane.
Un film che genera più curiosità per gli aneddoti che lo circondano che per la storia in sé: Huston che fermava le riprese per dedicarsi alla passione per la caccia (come raccontato, con qualche licenza, nel film “Cacciatore bianco, cuore nero” di Clint Eastwood); le grandi bevute del regista insieme a Bogart che a loro dire li preservarono dai malanni che colpirono il resto della produzione.

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