Priscilla - La regina del deserto
/ 19947.4143 votiTre drag queen si muovono attraverso il deserto australiano per raggiungere il luogo di un'esibizione a bordo di uno sgangherato pullman, Priscilla, che ha visto tempi migliori.
Stefania ha scritto questa trama
Titolo Originale: The Adventures of Priscilla, Queen of the Desert
Attori principali: Hugo Weaving, Guy Pearce, Terence Stamp, Bill Hunter, Sarah Chadwick, June Marie Bennett, Rebel Penfold-Russell, John Casey, Murray Davies, Frank Cornelius, Bob Boyce, Leighton Picken, Maria Kmet, Joseph Kmet, Alan Dargin, Julia Cortez, Daniel Kellie, Hannah Corbett, Trevor Barrie, Kenneth Radley, Mostra tutti
Regia: Stephan Elliott
Sceneggiatura/Autore: Stephan Elliott
Colonna sonora: Guy Gross
Fotografia: Brian J. Breheny
Costumi: Lizzy Gardiner, Tim Chappel
Produttore: Michael Hamlyn, Al Clark, Rebel Penfold-Russell
Produzione: Australia
Genere: Commedia, Azione
Durata: 104 minuti
Priscilla e le drag australiane / 9 Giugno 2011 in Priscilla - La regina del deserto
Sarò sincera, ho visto prima il “remake americano” (“A Wong Foo grazie di tutto! Julie Newmar”) e mi è piaciuto molto di più dell’originale. […]
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Tre Regine nel deserto. / 1 Febbraio 2011 in Priscilla - La regina del deserto
Una soria di “perdenti”. Come i sogni al mattino.
Una storia di “diversi”. Nel senso che per scelta (intellettuale quanto fisica) scelgono di diventare corpo alieno di una aliena società.
Un, anzi una, road-movie. Nel senso che solo la strada ti permette sia di scappare che di incontrarti, nello stesso viaggio.
Una gran bella commedia, leggera come una piuma (ovviamente di struzzo!) senza però mai dimenticarsi del peso dei contenuti, un film dove i vistosi e onirici abbigliamenti (Oscar migliori costumi 1995) rappresentano alla perfezione l’arma scelta dai protagonisti per combattere l’eterna battaglia fra identità e massa.
Battute scorrette quanto volgari, di quelle che si dicono per “andare avanti”, per ridere anche quando le lacrime parlano di altri sentimenti.
La loro è una guerra, anche contro se stessi. Il linguaggio è quello dei “soldati”, non adatto a borghesi benpensati.
Fotografia e paesaggi aiutano non poco a lasciarsi trasportare, alcuni istanti sarebbero da mettere in pausa per farne quadro.
È il primo mattone del mio muro.
Lo volevo colorato, come l’aquilone con il triangolo viola che si vede volare nell’azzurro cielo australiano.
I nazisti (…e mi viene in mente di citare i vecchi Blues Brothers: “Li odio i nazisti dell’Illinois!”) sono dietro l’angolo…meglio salire sul colorato autobus di queste tre Drag Queen, attaccarsi alla bottiglia e partire, scappare.
Se si torna a casa?…Boh! Questo è il finale del film e, come si dice, nelle recensioni non si rivela e nella vita non si conosce.
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