16 Marzo 2013 in Teza

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Film etiope, guarda caso nessuno è voluto venire meco(joni) a vederlo. A mio avviso (IMHO), chi non va a vedere un film solo perché è africano o kirghizo – ca**o mannaggia, lo sto cercando un film kirghizo, qualcosa come I canti del mare del sud, ma non lo trovo da nessuna parte, nemmeno sul mulo 🙁 – è a suo modo razzista. Perché basa la sua decisione su di un pregiudizio bello e buono. Ma l’hai mai visto un film etiope?
Comunque.
Un uomo torna nel suo villaggio, dalla madre e dal fratello, dopo aver vissuto anni esule in Germania. Trova la vita del villaggio come l’aveva lasciata, inerte e inerme, mentre incubi terribili lo inseguono – e lo raggiungono anche, perché ha perso una gamba grazie a dei simpatici skin, per cui non è troppo veloce (mio nonno non aveva una gamba). Mentre riflette, seduto davanti al monumento a Mussolini (brandelli di ricordi della guerra con l’Italia qua e là, che è quella guerra in cui, visto che siam italiani brava gente, usavamo il gas), mentre si rende conto della nuova situazione, sia sua personale che politica, con l’esercito che viene a rapire i ragazzini per arruolarli e quelli che si nascondono nelle grotte, parte una serie di flashback che si intreccia alla trama principale. A ripercorrere così gli anni del suo attivismo politico rivoluzionario in Germania durante i ‘70s, il suo primo ritorno in patria ad Addis Abeba, per lavorare come medico sotto il regime di Mengistu, e come si sia trovato faccia a faccia con la morte e la guerra civile prima di tornare in Germania. Nel suo percorso a ritroso tocca constatare come in nessun luogo sia stato davvero libero di seguire i suoi ideali, ma continuamente si sia dovuto confrontare con realtà che li negavano quando non li opprimevano nel sangue. La stessa situazione nell’Etiopia rurale in cui è tornato e dove sperava di trovare la pace non induce ad alcun ottimismo, la società civile ha innestato la marcia indietro e fare il maestro ai bambini è l’unica forma di redenzione in mezzo a tanto nulla.
Oh, ma un nulla con dei paesaggi very fighi, va detto.
In poche parole, con tutto quel che gli capita e le botte che si prende, è un miracolo se arriva ai 40. 45, non di più.
Sostieni il cinema etiope. Io e Marley. Ma vaffan**lo.

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