Recensione su Terraferma

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16 Gennaio 2012

Non posso dire che non mi sia piaciuto questo film. E neppure che sia sopravvalutato il premio riconosciuto a Crialese all’ultima Mostra del cinema di Venezia. Sicuramente il fatto di aver mescolato il vecchio modo di vivere e di pensare di una popolazione isolana in via d’estinzione, le spinte intestine di chi guarda alla terraferma come ad un nuovo mondo e alla possibilità di una nuova vita ed, infine, il fenomeno dell’immigrazione clandestina (particolarmente sentito a Lampedusa) non era facile. C’era modo di banalizzare tutto e fare la solita fiction e invece il risultato è un film apprezzabile, con un ritmo volutamente rallentato, un film che non giudica ma che si limita ad esaminare animi e coscienze. Quella del vecchio nonno pescatore, del nipote felice della sua vita sull’isola, della madre vedova con l’ambizione di rifarsi un’esistenza e dello zio che non vuole ridursi ad un povero essere da bacheca. E poi c’è la donna clandestina, bella e statuaria nella sua dignità. E Crialese gioca con le ombre sul suo viso, dipinge ritratti per ogni personaggio ma dedica particolare attenzione a lei, che in fondo non è così diversa da quelli che, sull’isola, un futuro non sembrano avercelo.
Lasciando da parte le connotazioni politiche va detto che il film ha la sua grazia, la sua integrità ed è particolarmente abbellito dalla splendida fotografia di Fabio Cianchetti che, in particolare dà un tono meraviglioso al mare che circonda l’isola ed alla sabbia di cui è fatta la spiaggia.
Uniche cose che non ho apprezzato: il parlato in dialetto (senza sottotitoli non avrei capito nulla). So che ci voleva ma è stancante. E l’attore Filippo Pucillo, che sinceramente avrei preso a ceffoni.
Bravo, invece, Beppe Fiorello. Tanto apprezzo lui quanto non sopporto suo fratello.

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