Voglia di tenerezza

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Voglia di tenerezza

Il rapporto tra Aurora e Emma, madre e figlia, ma anche amiche, nell'arco di una vita intera.
Anonimo ha scritto questa trama

Titolo Originale: Terms of Endearment
Attori principali: Shirley MacLaine, Debra Winger, Jack Nicholson, Danny DeVito, Jeff Daniels, John Lithgow, Lisa Hart Carroll, Betty King, Huckleberry Fox, Troy Bishop, Shane Serwin, Megan Morris, Tara Yeakey, Norman Bennett, Jennifer Josey, Kate Charleson, Tom Wees, Paul Menzel, F. William Parker, Amanda Watkins, Buddy Gilbert, David Wohl, Shelley K. Nielsen, Bette Croissant, Charles Beall, Lelise Folse, Sharisse Baker-Bernard, Judy Dickerson, Devon O'Brien, Dana Vance, Alexandra O'Karma, Nancy Mette, Holly Holmberg Brooks, Lear Levin, Albert Brooks, Lanier Whilden, Helen Stauffer, Barbara Balik, Michelle Watkins, John C. Conger, Sandra Newkirk, Elaine McGown, Mary Kay Place, Mostra tutti

Regia: James L. Brooks
Sceneggiatura/Autore: James L. Brooks
Colonna sonora: Michael Gore
Fotografia: Andrzej Bartkowiak
Costumi: Kristi Zea
Produttore: James L. Brooks
Produzione: Usa
Genere: Drammatico, Romantico
Durata: 132 minuti

Dove vedere in streaming Voglia di tenerezza

Ottimo lavoro, quasi una sorpresa / 28 Luglio 2017 in Voglia di tenerezza

Premessa: ho guardato il film esclusivamente perché c’era Jack Nicholson e perché avevo tanto apprezzato il personaggio da lui portato in “Qualcosa è Cambiato”, sempre di James Brooks, ma di parecchi anni dopo. Bè, devo dire che, nonostante non sia proprio il mio genere, e, no, non sia certo riuscito a commuovermi, mi ha comunque colpito, divertito a tratti e comunque emozionato in altri. Ma soprattutto bene come si svolge una storia, che sulla carta sembra essere pesante vista anche il minutaggio, e invece non lo è: non è facile raccontare, attraverso vari anni, il rapporto tra madre e figlia (Shirley McLaine e Debra Winger, ottime), i loro problemi con gli uomini (un sorprendentemente serio Jeff Daniels per la figlia, un Jack Nicholson sempre fenomenale anche senza essere protagonista, pazzo o psicopatico -bè, un minimo lo è, ma poco- per la mamma) ed il triste finale. Ancora una volta Brooks mi ha colpito, ma, se nel caso dell’altro film forse davo il merito più al fatto di avere il mitico Jack come protagonista, qui il merito va a tutti. Nel resto del cast anche Danny DeVito e John Lithgow. Che dire, commosso non mi ha commosso, però ha saputo intrattenermi bene, tutt’altro che scontato.

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Ho voglia di tenerezza…. / 19 Aprile 2015 in Voglia di tenerezza

Non so che mi è preso, mi sono riguardato “Terms of Endearment” dopo non so quanti anni…
Ammetto mi sono divertito, ho riso, ho storto il naso e mi sono pure commosso.
Qualcuno recrimina su una certa banalità dei sentimenti presenti nel film, già ma forse senza sempre dovere disturbare archetipi e cervellotiche ed intellettualoide sceneggiature, si può raccontare con semplicità (che non debba per forza sembrare banale) una bella storia di amore e tenerezza. Quanto mi manca una Emma (Debra Winger) semplice, vera senza sofisticazioni , Debra Winger in questo film è deliziosa, te ne potresti innamorare.
Stare qui ad elogiare Shirley MacLaine questo si sarebbe banale, avrei voluto conoscere davvero Aurora.
Poi Jeff Daniels giovanissimo, un attore che sempre mi piace e Jack Nicholson quinta scelta per il suo ruolo è sempre di bocca buona.

Mrs. Pignon

PS: Il ragazzo che interpreta il figlio più grande di Emma,Troy Bishop(nel filmmTommy Horton) è bravo davvero e farti percepire tutto il suo dolore ed amore per sua mamma…

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Madre e figlia / 29 Luglio 2014 in Voglia di tenerezza

Dopo la morte del marito, Rudyard (Albert Brooks), Aurora Greenway (Shirley MacLaine) rimane sola con la figlia, la piccola Emma (Jennifer Josey da bambina, Debra Winger da adulta), che una volta diventata grande decide di sposare un professore universitario, Flap Horton (Jeff Daniels), mentre sua madre intreccia una relazione sentimentale con un suo vicino di casa, Garrett Breedlove (Jack Nicholson, che ottenne il ruolo dopo i rifiuti di Burt Reynolds, James Garner, Harrison Ford e Paul Newman), un ex astronauta che ha l’abitudine di correre dietro alle donne più giovani di lui.
Se vi dicessimo che James L. Brooks, nel 1984, con questo film lacrimevole (tratto dall’omonimo romanzo di Larry McMurtry) soffiò l’Oscar per la Miglior Regia a un certo Ingmar Bergman, che in quell’anno era candidato nella suddetta categoria con “Fanny e Alexander”, uno dei film più belli del maestro svedese, ci credereste? Eppure andò proprio così. I giurati dell’Academy, incredibilmente, preferirono assegnare la statuetta per la Miglior Regia al discreto e nulla più Brooks invece che all’immenso Bergman, al cospetto del quale il cineasta americano diventa piccolo come un moscerino.
Questo per dire che aveva ragione quel tale che diceva che “i premi sono come le emorroidi, prima o poi arrivano a tutti”. Oltre a quello per la Miglior Regia, “Voglia di tenerezza” vinse altri quattro Oscar: Miglior Film, Miglior Attrice Protagonista (Shirley MacLaine), Miglior Attore Non Protagonista (Jack Nicholson) e Miglior Sceneggiatura Non Originale (James L. Brooks). Un trionfo, insomma, non solo alla notte degli Oscar ma anche al botteghino, francamente esagerato, almeno secondo il modesto parere di chi scrive.
Ci vuole dunque così poco per conquistare l‘apprezzamento dei membri dell’Academy e del pubblico? Basta confezionare uno spettacolo di centotrentadue minuti in cui, furbescamente, i sorrisi si alternano alle lacrime e viceversa? In questo film non manca niente: lutti (astutamente piazzati all’inizio e alla fine della pellicola), scenate, litigate, urla, tenerezze, corna, pianti e, soprattutto, malattie. Verso la conclusione, infatti, uno dei personaggi (non diciamo quale, ma coloro che hanno visto il film sanno benissimo di chi stiamo parlando) scopre di avere il cancro, e in un amen si passa dalla commedia al dramma.
Certo, non si può negare che la parte finale sia commovente, solo chi ha un cuore di pietra non si commuoverebbe di fronte alle scene ospedaliere, ma c’è il forte sospetto che il film sia stato studiato a tavolino, ovvero che sia stato concepito e realizzato con la testa e non con il cuore, come se il regista-sceneggiatore non si fosse fatto nessuno scrupolo ad usare tutti i mezzi a sua disposizione per far scattare le lacrime. E’ innegabile che James L. Brooks abbia raggiunto il suo obiettivo, ma rimane l’impressione di un film artificioso e poco sincero.
Comunque sia, la seconda parte è sicuramente più interessante della prima: i problemi coniugali di Emma e Flap e l’avventura amorosa di Aurora con Garrett, infatti, non appassionano più di tanto. La regia è corretta ma senza voli, la colonna sonora (di Michael Gore) ruffiana, gli attori fin troppo bravi (nel cast ci sono anche John Lithgow, che per la sua interpretazione venne nominato all’Oscar come Miglior Attore Non Protagonista, e Danny DeVito).
Lo stesso Brooks, pur non essendo un genio, ha fatto di meglio (“Dentro la notizia”, “Qualcosa è cambiato”). L’ottima Debra Winger si dovette accontentare della nomination all’Oscar come Miglior Attrice Protagonista, ma forse la statuetta l’avrebbe meritata di più della MacLaine.

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Il mantra della lacrima. / 7 Gennaio 2014 in Voglia di tenerezza

“Non piangerò, non piangerò, non piangerò… Sniff… Mi passi un fazzolettino, per favore? Sniff…”.

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