Recensione su Un te con Mussolini

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Zeffirelli auto-celebrativo / 21 Luglio 2016 in Un te con Mussolini

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Pescando ampiamente dalla propria autobiografia, Zeffirelli illustra, attraverso la storia del giovane Luca (alter ego del regista), un decennio di storia d’Italia (il periodo 1935-1945) e in particolare della sua Firenze e della sua Toscana, stravolta dal fascismo e dal secondo conflitto mondiale.
La caotica narrazione delle peripezie delle comari inglesi innamorate del Bel Paese è un ottimo incipit, ma alla lunga stufa, cadendo a tratti nel ridicolo (la scena finale delle torri di San Gimignano, che le nonnette salvano dalla distruzione da parte dei nazisti).
Non poteva mancare la tematica omosessuale, con il pretesto del giovane inglese Wilfred, nipote di Lady Hester, costretto a diventare Miss Lucy per sfuggire a ben peggiori conseguenze.
Il film, in generale, convince poco e di certo non aiutano le performance interpretative: tra gli attori uomini non se ne salva praticamente nessuno (o quasi), a cominciare dal Mussolini di Claudio Spadaro, che non ce la fa a non scadere nella macchietta. Vanno meglio – pur senza entusiasmare – Cher e le arzille vecchiette, imprigionate tuttavia in una sceneggiatura gossippara e frivola.
Si salvano la colonna sonora d’antan e l’esposizione di una Firenze riportata agli anni Trenta (con poca fatica, a dire il vero); ma anche qui il rischio è di scadere nel film-cartolina.

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